Foto e video porno sugli smartphone dei giovanissimi, scende in campo la Questura

Foto e video porno sugli smartphone dei giovanissimi, scende in campo la Questura

I giovanissimi conoscono i rischi connessi all’uso dello smartphone? Sanno cosa significa scambiarsi foto e video porno e quali sono i reati possibili? Evidentemente no. Lo rivela un rapido sondaggio effettuato dalla Questura di Belluno, che nei giorni scorsi ha tenuto un incontro, anche con una psicologa, nelle scuole superiori del capoluogo. Coinvolti tre istituti (Calvi, Brustolon e Renier), per un totale di 51 ragazzi tra i 16 e i 19 anni.

L’INCONTRO

L’idea della Questura è partita da un’idea di base: quella cioè che computer e smartphone rivestono un ruolo sempre più centrale, ma vanno utilizzati con una certa dose di conoscenza e prudenza.

Nel virtuale, infatti, dove non è necessario avere particolari competenze di relazione, non c’è la percezione di commettere un reato, e con la finta convinzione di essere coperti dall’anonimato, viene a mancare la deterrenza e la minaccia della pena. In questo ambito a destare particolare preoccupazione è soprattutto il rapporto che i ragazzi hanno con la pornografia all’interno del cyberspazio e dei possibili crimini che si possono commettere legati alla circolazione di foto e video a sfondo sessuale di minori di anni 18.

«Si tratta di un fenomeno in crescita, che in passato coinvolgeva soltanto gli adulti, ma che negli ultimi anni impatta anche sui minori, la cui naturale curiosità viene sfruttata per trasportarli in un incubo fatto di ricatti, richieste di denaro e minacce di distruggere la reputazione, diffondendo sui social immagini sessualmente esplicite, autoprodotte» fanno sapere dalla Questura di Belluno. «La domanda che ci siamo posti è quanto i nostri figli conoscono l’argomento e quanto ci possono dire al riguardo di un fenomeno che spesso rimane nascosto per paura o per vergogna della vittima».

Per tentare di scalfire questo muro di silenzio, nell’ambito delle campagne di prevenzione, la Polizia di Stato della Questura di Belluno, ha incontrato alcune classi per parlare ai ragazzi di questi delicati temi, e grazie all’associazione Dafne lo ha potuto fare con l’ausilio di una psicologa esperta della tematica che ha saputo spiegare al giovane uditorio la linea di confine e il sottile intreccio che lega sessualità e web.

I DATI

Al termine degli incontri, è stato somministrato ai ragazzi un questionario anonimo per raccogliere le loro impressioni sugli argomenti trattati ed eventuali suggerimenti. Risulta così che 41 ragazzi ritengono adeguati i temi trattati e la maggior parte di loro vorrebbe continuare il percorso sui temi dei pericoli della sessualità sul web, degli abusi sessuali, dell’affettività e sessualità in generale, e anche sugli argomenti dello spaccio e delle dipendenze. 

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