Se da un lato Belluno al momento risulta la provincia veneta con la più bassa incidenza dei contagi, nubi minacciose rischiano di addensarsi all’orizzonte.
Preoccupa in particolare ciò che è avvenuto a Vodo di Cadore, dove una festa di compleanno in casera, lo scorso 25 aprile, rischia di attivare un nuovo focolaio. Anche a causa della reticenza dei partecipanti (una ventina di giovani, tra i quali 4 poi risultati positivi al tampone il 30 aprile) a comunicare i propri contatti, mettendo in crisi il sistema di “contact tracing”.
Il dipartimento di Prevenzione dell’Usl 1 sta cercando di ricostruire la catena del contagio: «La prima indagine epidemiologica del 30 aprile non ha messo in evidenza, perché non riportati, significativi contatti extra familiari dei casi intervistati – spiega una nota dell’azienda sanitaria -. In particolare nessuno dei giovani positivi ha riferito la partecipazione alla festa in casera del 24-25 aprile scorso. Questa evidenza è emersa oggi (ieri, ndr) e sarà oggetto di indagini di dettaglio, completate da tampone urgente domani pomeriggio. Tutti i partecipanti alla festa saranno fin d’ora sottoposti a quarantena. Se dai tamponi eseguiti domani dovessero emergere ulteriori positività saranno adottati ulteriori provvedimenti contumaciali con il criterio epidemiologico dei cerchi concentrici».