Fari puntati sulla pace: dalla storia alla sociologia, passando per il diritto

Fari puntati sulla pace: dalla storia alla sociologia, passando per il diritto

È in distribuzione in questi giorni il numero di aprile di “Dolomiti, rivista di cultura e attualità della provincia di Belluno. Il tema centrale di questo mese è la pace.

La parola “pace” è notissima in tutte le culture e in tutte le lingue. Gli uomini la conoscono e la circondano di un nembo di venerazione, poiché indica serenità, benessere e speranza per il futuro. 

Notevole attenzione alla pace è riservata dal diritto. Ne tratta Domenico Sagui Pascalin nell’articolo “La pace nella Costituzione italiana e nel diritto internazionale”. Con altra ottica, quella sociale, è il bel lavoro di Diego Cason, “Il tema della pace vista da un sociologo”.

Fa riflettere il contributo di Silvana Valle intitolato “La pace interiore. Conversazione ai confini di un sogno. Raggiungibile?”. Il lavoro della nota psicoanalista interessa direttamente ogni persona. Si tratta di non considerare la pace come qualcosa di estraneo, ma come una condizione profonda dell’animo. Il punto di domanda che pone termine al titolo lascia delle perplessità. Ciascuno è invitato a confrontarsi con il suo intimo per vedere se le onde che lo agitano sono quelle tranquille e benefiche del mare appena increspato o sono invece i cavalloni che scuotono le barche e che rischiano di fare male. In ogni caso, come comportarsi per essere in pace?

Sotteso a tutti questi argomenti è il lavoro di Giuseppe Goisis, “L’anno nuovo tra memoria e futuro”. Importante è poi il contributo di Jacopo De Pasquale, Simone Osta, Laura Pontin e Giorgio Reolon, sul “Palazzo Piloni: storia, architettura e arte”. È un contributo non solo a più mani ma con prospettive convergenti per gettare una bella luce complessiva su un monumento importante del centro storico, ma non a molti noto.

La nota studiosa Letizia Lonzi presenta invece “Due opere a Calalzo e Pozzale di sapore friulano” affrontando un particolare che potrebbe essere interessante per i rapporti tra il Cadore e il Friuli.

Giovanni Grazioli offre un contributo intitolato “Gli articoli di Alda Bevilacqua sulla rivista ‘Cadore’ 1941-1943”. La scrittrice, ben nota negli anni scorsi, in tempi bui di guerra invece di scrivere degli orrori di quel periodo, tratta di argomenti naturalistici che sono quasi un antidoto a quello che la gente stava vivendo allora.

Non si deve dimenticare che negli anni Quaranta la guerra i soldati erano a chiamati a viverla anche in Russia, dove molti bellunesi sono morti. Tra questi, “L’ultima lettera di Luigi Trevissoi, alpino disperso in Russia”, nel contributo di Gianni De Vecchi.

Breve ma intriso di nostalgia è il contributo di Bepi Pellegrinon, il quale parla dell’”Ospitale Davedìn quarantasette anni fa”. È la testimonianza di un passato ancora recente, ma che ormai è lontano dal vivere quotidiano della gente di questi nostri giorni. 

“Dolomiti” è reperibile nelle principali edicole e librerie della provincia di Belluno.

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