Negli ultimi trent’anni, un giugno più caldo e più siccitoso c’è stato solo due volte. Nel famigerato 2003, che ha sdoganato i termini più roventi possibili per descrivere un’estate mai vista prima (perlomeno a Belluno). E nel 2019. Lo si ricava dalle analisi Arpav, sempre attente al clima che cambia.
«La media regionale delle temperature massime è risultata di 2°C oltre la norma» rilevano i meteorologi veneti. «E la media delle minime ha superato di circa 1.5°C la media normale». Significa che di giorno le massime sono state più canicolari del solito. Ma anche di notte raramente ha fatto fresco.
«Anche a livello globale e in Europa il mese di giugno 2021 risulta complessivamente tra i più caldi degli ultimi trent’anni (1991-2020): il quarto più caldo considerando la media globale e il secondo, dopo il 2019, in Europa» prosegue l’analisi Arpav. E poi c’è la siccità, fedele compagna del caldo. Perché dal punto di vista pluviometrico le precipitazioni totali del mese sono risultate in prevalenza scarse con un deficit intorno al 60% rispetto alla media di riferimento. Solo altre due volte giugno era stato più asciutto: nel 2019 e nel 2006, quando il deficit raggiunse rispettivamente il 70% e il 65% rispetto alla norma.