Da luogo di culto a ufficio pubblico. La storia del convento dei Serviti

Da luogo di culto a ufficio pubblico. La storia del convento dei Serviti

Per quasi quattro secoli è stato un convento. Anche se oggi non si direbbe per niente. Chi entra nel portone di sinistra di Piazzetta Santo Stefano (proprio di fianco alla facciata della chiesa gotica) trova indicazioni tipiche da ufficio pubblico. E difatti, lì ha sede l’Agenzia delle Entrate. Ma fino a inizio ‘800 ci vivevano dei frati. Più precisamente i “Servi di Maria”, detti anche Serviti (e oggi, 17 febbraio, la Chiesa li ricorda nel calendario).
L’ordine nacque nel XIII secolo, a Firenze, su impulso di alcuni mercanti di lane che proponevano il ritorno alla spiritualità della vita evangelica. Il movimento dei Serviti si diffuse piuttosto velocemente. E arrivò anche a Belluno, dove nel 1462 venne eretto il convento. La chiesa di Santo Stefano sorse subito dopo, annessa alla sede dei Serviti, tanto che qualcuno ravvisa nel portale laterale l’iconografia dell’ordine religioso, con la Vergine che protegge i suoi servitori sotto il mantello (in realtà si tratta del vecchio portale della chiesa di Santa Maria dei Battuti).


I Serviti fecero una fine simile a molte altre cose bellunesi dopo il passaggio delle truppe napoleoniche. Nel 1806 infatti Bonaparte soppresse il convento, di cui oggi resta soltanto uno splendido chiostro. Anzi, resta ancora qualcosa, a dirla tutta: la processione con la statua dell’Addolorata tipica della sagra dei fisciot. Furono proprio i Serviti a istituirla, nel 1716. Per secoli l’effige della Madonna dei sette dolori partiva dalla chiesa di Santo Stefano e arrivava fino a quella che oggi è via Feltre, «là dove potesse esser vista dalle monache di San Gervasio» si legge nei documenti antichi. E non era la sola processione tipica dei “Servi di Maria”. La statua dell’Addolorata infatti veniva portata in giro per la città fino al Duomo in momenti particolari. Storico quello del 1848, durante la Prima guerra d’indipendenza, quando la Madonna fu addirittura ammantata del tricolore.

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