Una volta era un rituale comune, religioso e sociale contemporaneamente. Le donne (ma anche i ragazzi) andavano da Castion e da Cirvoi fino a Vittorio Veneto, per la festa di Santa Gusta (la martire Augusta). Partivano a piedi il 21 agosto, in modo da arrivare al santuario di Serravalle il 22, giorno della santa. Era un modo per continuare la devozione popolare e partecipare alla sagra. Ma anche per trovare marito (o moglie, nel caso dei ragazzi).
Da qualche anno a questa parte, il percorso è stato recuperato. E un nutrito gruppo di bellunesi ripropone il cammino-pellegrinaggio di Sant’Augusta. Anche quest’anno. Una piccola impresa. E non certo per il Covid. Piuttosto perché la strada da coprire con la “motoscarpa” è di 33 chilometri, con circa 1.500 metri di dislivello. Ci vogliono dodici ore per arrivare al santuario. E il caldo di sabato non ha certo aiutato i pellegrini. Eppure, una ventina di persone ce l’ha fatta.
«Siamo partiti alle 4.30 dal Duomo di Belluno – racconta Roberta Balcon, tra i promotori del cammino di Santa Gusta -. Siamo saliti a Cirvoi, per proseguire verso Ronce e Valdart, dove don Marco De March (parroco di Castion, ndr) ci ha dato la benedizione. Poi abbiamo continuato fino a Forcella Zoppei. E da lì siamo scesi verso Vittorio Veneto fino alla stradina che sale verso il santuario».
Un cammino epico. Ma soprattutto storico, visto che fino al primo dopoguerra era pellegrinaggio annuale per i castionesi. «Ne rimane traccia fino ai primissimi anni ’30 – continua Balcon -. Ho trovato in un vecchio bollettino parrocchiale l’intervista a Teresina Tormen “Paze” di Cirvoi che raccontava l’avventura delle donne dell’epoca. Partivano da Cirvoi, salivano verso la dorsale del Visentin e passavano la notte all’albergo “sotto le stelle”, bellissima espressione. Poi scendevano a Vittorio Veneto per la festa. Nel 2016 abbiamo recuperato la tradizione. E negli anni i camminatori sono sempre aumentati, anche nel ricordo di don Francesco Cassol».
Quest’anno, nonostante il Covid, si sono aggregate diverse persone. Un pellegrinaggio in piena regola. Ma anche una riscoperta del territorio. E poi, camminare è terapeutico. Anche per 33 chilometri.