Crisi Russia-Ucraina, l’agricoltura teme il terremoto

Crisi Russia-Ucraina, l’agricoltura teme il terremoto

I venti di guerra non fanno bene all’agricoltura. Sull’asse Europa-Mosca infatti potrebbero giocarsi conseguenze pesanti per i prodotti made in Italy. I timori sono legati alle conseguenze che potrebbero avere le sanzioni commerciali emesse da Bruxelles, con le prevedibili ritorsioni da parte della Russia. L’Italia, insieme agli altri Paesi Ue, sta tutt’oggi fronteggiando l’embargo russo del 2014, che fu una reazione ai provvedimenti presi dall’Ue dopo l’annessione della Crimea.

«Il Veneto, insieme alla Lombardia e all’Emilia Romagna, è stata una delle regioni maggiormente danneggiate dall’embargo russo, se si pensa che solo nel 2020, rispetto al 2013, ha perso 35 milioni di euro di export agroalimentare, con perdite che hanno riguardato soprattutto l’ortofrutta, le carni, il latte e i formaggi – commenta Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto -. Una messa al bando dei nostri prodotti che continua tuttora, dato che l’embargo è stato prorogato, con il rischio aggiunto che la nuova crisi diplomatica faccia allungare l’elenco dei settori di punta del made in Italy colpiti. Si pensi al settore vitivinicolo, secondo nell’Ue per export verso la Russia, o al comparto della pasta a uso alimentare. Grande apprensione nutriamo anche per le ricadute del conflitto sulle materie prime, in primis sul costo del gas. Un’ulteriore impennata dei costi energetici e dei fertilizzanti sarebbe una batosta per filiere come quella zootecnica, che già sta lavorando pesantemente in perdita, ma anche per le serre orticole, per i seminativi e per i florovivaisti».

Secondo il report del Centro studi di Confagricoltura, le conseguenze economiche per l’Italia conseguenti dall’embargo russo del 2014 hanno portato a un bilancio molto pesante. Nel periodo 2009-2013, infatti, il valore delle esportazioni di prodotti agricoli e alimentari verso la Russia era in rapida ascesa, passando dai 333 milioni di euro del 2009 ai 705 milioni del 2013. Nel periodo successivo, vigente l’embargo, il valore delle esportazioni di prodotti agricoli e alimentari verso la Russia si è ridotto fino ai 381 milioni di euro nel 2015, per poi tornare a crescere ma restando sempre ampiamente al di sotto dei valori del 2013. I settori produttivi più colpiti sono stati quelli della frutta (-100%), delle carni (-98%) e degli ortaggi (-97%). Forti perdite anche per il latte e derivati (-94%) e per le preparazioni di cereali (-28%).

Solo confrontando l’esportazione agricola e dell’industria alimentare dell’Italia verso la Russia del 2013, con quello degli anni seguenti con l’embargo, la perdita economica si calcola in circa 1.296 milioni di euro. In realtà si tratta di una valutazione molto sottodimensionata, in quanto non tiene conto del trend di crescita dell’export agroalimentare di oltre il 20% registrato dal 2009 al 2013. Proiettando il dato nel periodo 2014-2020, si stima che il valore complessivo della perdita economica dell’Italia a causa dell’embargo russo sia stato pari a 3.864 milioni di euro.

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