Crisi post-Covid, la Cisl non ha dubbi: «Serve un patto per la ripartenza»

Crisi post-Covid, la Cisl non ha dubbi: «Serve un patto per la ripartenza»

Ripartire si può. A patto di partire da un patto: quello della sicurezza. «Servono una visione chiara, idee concrete e una strategia per attuarla». È la ricetta della Cisl Belluno Treviso, che propone un dialogo tra imprese e parti sociali.

«Dobbiamo mettere tutti nelle condizioni di lavorare e vivere in sicurezza. Ciò significa l’applicazione dei protocolli di sicurezza, ma anche consistenti investimenti pubblici nel sistema socio-sanitario, partendo dalla formazione e dall’assunzione di medici e infermieri per rafforzare la medicina sul territorio e l’assistenza domiciliare integrata, fondamentale per la provincia di Belluno, data la sua particolare morfologia» sostiene il segretario territoriale Cisl, Rudy Roffarè. «Serve poi una politica industriale seria. La prima cosa da fare è sbloccare i cantieri già finanziati o in parte progettati. Per quanto riguarda la provincia di Belluno significa accelerare i cantieri di Cortina 2021, della ferrovia e della infrastruttura della banda ultra larga. In secondo luogo, le aziende vanno accompagnate nella transizione energetica dal petrolio alle fonti rinnovabili e all’industria 4.0. Anche le imprese bellunesi possono trovare grandi opportunità».

Il cosa fare è piuttosto chiaro. E il come? Facendo squadra. «È necessario che le imprese, a partire dalle occhialerie e dalle aziende metalmeccaniche, si costituiscano in reti, altrimenti rischiano di essere estromesse dalla competizione internazionale – continua Roffarè -. Vale per la ricerca, ma soprattutto per le politiche di export, linfa vitale per l’economia bellunese. Sul turismo vi è la possibilità di offrire un ambiente favorevole, meno affollato e idoneo in tempi di coronavirus, dove l’accoglienza diffusa può diventare una importante entrata economica per le famiglie e valorizzare così le vallate. Vanno però sostenuti questi progetti attraverso un coordinamento locale che, nei fatti, è lasciato a sporadiche iniziative individuali».

Altro pilastro, l’istruzione. E – perché no? – l’università a Belluno. «Gli investimenti devono tornare al centro dell’attenzione anche sul sistema dell’istruzione – conclude Roffarè -. È opportuno consolidare una proposta universitaria per contribuire, insieme al nuovo polo di alta formazione della Luiss Business School, alla permanenza dei giovani a Belluno, attraendone anche da fuori provincia. Rendere il territorio dinamico con offerte formative è una risposta anche allo spopolamento della montagna».

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