Crisi Nis: Prade, Martire e Benvegnù condannati dalla Corte dei conti

Crisi Nis: Prade, Martire e Benvegnù condannati dalla Corte dei conti

«Mi dispiace umanamente per i passati amministratori, ma la sentenza dimostra che noi abbiamo agito correttamente». L’ex sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, commenta così la decisione della Sezione giurisdizionale per il Veneto della Corte dei Conti, che ha condannato l’ex primo cittadino Antonio Prade, l’ex assessore Tiziana Martire, l’ex amministratore della Nis – Nuova impianti sportivi – Pio Paolo Benvegnù e, in misura minore, il suo successore Patrick Da Pos, a risarcire il Comune di Belluno per un danno erariale di 405.324 euro. La vicenda, risalente al 2010 – 2012, riguarda il tentativo di salvare la Nis (che gestiva gli impianti del Nevegal) attraverso un travaso di soldi da un’altra società comunale, la Sportivamente Belluno, quando fu necessario sostenere gli investimenti per il Fun bob e il Parco avventura.

Invano: nel 2013 la Nis venne dichiarata fallita e per salvare Sportivamente Belluno fu necessaria una ricapitalizzazione di 670mila euro. Per la Corte dei Conti «si è trattato non di “interscambio” finanziario finalizzato a sopperire a temporanee ed eccezionali carenze di liquidità, ma di un sistematico e continuativo finanziamento delle attività correnti della Nuovi Impianti Sportivi da parte della Sportivamente Belluno, peraltro solo in minima parte restituito»

Secondo la Procura contabile Benvegnù, all’epoca amministratore della società, fu l’ideatore ed esecutore dell’operazione, che causò perdite nelle quali ebbero un ruolo anche Martire, «per aver approvato la proposta» e Prade per aver approvato il bilancio della partecipata «nonostante le segnalazioni da parte degli uffici comunali di anomalie contabili». Nella loro difesa tutti e tre tirano in ballo Massaro: «Se la sua amministrazione non avesse scelto la via dell’auto fallimento il danno non si sarebbe originato», è stata la loro linea difensiva. 

«Esattamente il contrario, invece – commenta Massaro, sindaco di Belluno dal giugno 2012 fino all’anno scorso – la sentenza conferma che noi abbiamo agito correttamente. Se non avessimo portato i libri in tribunale il danno erariale sarebbe stato ancora maggiore e avremmo compiuto un illecito. Basti pensare –  è scritto nella sentenza – che nei primi 5 mesi del 2012 la Nis aveva accumulato altri 450mila euro di debiti. Non dimentichiamo poi che gli impianti del Nevegal all’epoca erano stati definitivamente chiusi, con una perdita di 2 milioni e 500 mila euro. Solo con il fallimento abbiamo potuto arginare tutto questo, riaprendo gli impianti e garantendo lo stipendio a chi non lo riceveva da sette mesi. Chiarito questo, umanamente mi dispiace, perché so quanti rischi si prende un amministratore e quanti errori si possono fare in perfetta buona fede». 

E’ convinto della buona fede della giunta Prade anche l’attuale sindaco, Oscar De Pellegrin, che attacca invece il suo predecessore: «E’ difficile commentare una sentenza, di certo quello che posso dire è che il Comune aveva fatto il possibile a suo tempo per salvare la Nis, una società pubblica in forte difficoltà che l’amministrazione successiva, invece, ha fatto fallire. Non entro nel merito della questione, ma io credo davvero che l’allora sindaco Prade e la sua giunta abbiano agito per il bene del Nevegal».

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