«Sono oltre sei gli anni di attesa per avere dei contributi dal Comune di Belluno. Sei anni che disabili più o meno gravi, anziani, portatori di handicap. I quali hanno installato dei dispositivi per abbattere le barriere architettoniche come monta-scale, ascensori, pedane o interventi edilizi per ottimizzare la propria mobilità. Hanno atteso con sconforto l’arrivo di questi contributi: messi a disposizione dallo Stato e dalla Regione Veneto, in un sistema di giroconto, spettano per legge e sono elargiti dal Comune di Belluno». Ad affermarlo è Franco Roccon, consigliere a Palazzo Rosso e legato al gruppo “Civiltà Bellunese-Liga Veneta Repubblica”.
Il contributo base va dai 2582,28 euro che aumenta fino a coprire gradualmente interventi con importo massimo di 51.645,69 euro: «In Comune di Belluno, sono state depositate circa 40 domande per ricevere il contributo indicato, giovani e anziani con handicap motorio importante, che ricadono a pieno negli interventi finanziabili dalle suddette leggi. Il Comune capoluogo aveva solo il compito di vagliare e definire la correttezza delle domande d’aiuto. E qui “casca l’asino”: ho verificato personalmente il rimpallo delle responsabilità nell’istruire le pratiche che passavano dagli scaffali dell’Edilizia a quelli dei magazzini comunali agli uffici del Sociale. Funzionari e dipendenti non avevano cognizione di come e chi dovesse istruire le pratiche che nel frattempo si accumulavano, anche di polvere. Assessori che ricevevano deleghe al sociale, poi puntualmente tolte. Uno stato confusionale a discapito dei meno fortunati».
E conclude: «L’assessora al Sociale, Lucia Pellegrini, da me sollecitata più volte negli ultimi otto mesi, si è trovata tra le mani la “rogna” dei ritardi e del menefreghismo del sindaco, bravo sui social ma non nel sociale, cercando, pur in tempo di Covid, di risolvere la questione. Grazie alla pressione esercitata dal sottoscritto, a metà dicembre 2020 il consiglio comunale approvava una delibera con cui trasferiva queste pratiche, le competenze e il lavoro istruttorio alla Sersa, la casa di riposo di Belluno, con il Comune impossibilitato a seguire la cosa».