«Non c’è Europa senza montagna, non c’è montagna senza impresa. I candidati all’Europarlamento non dimentichino le terre alte: sono il cuore pulsante dell’intero continente, un patrimonio ambientale, economico e sociale che va supportato con politiche adeguate».
È un appello accorato quello che arriva da Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, a poco meno di un mese dalle elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Un appello ai candidati che diventa anche grido disperato delle terre alte.
«Contrastare il decremento demografico, stimolare l’innovazione, creare nuove infrastrutture e connessioni devono essere priorità condivise da tutte le forze politiche, la base comune per uno sviluppo che sia davvero sostenibile», la premessa di Berton. «Nel caso di Belluno, ancora una volta, le segreterie di partito sembrano essersi dimenticate di questo territorio, almeno nella formazione delle liste. Sta quindi alle associazioni di categoria e alla società civile dire che Belluno e i bellunesi meritano attenzione, che la nostra montagna ha bisogno urgente di risposte specifiche», rimarca Berton, che rilancia sulla necessità di una nuova Strategia europea della Montagna, capace di affrontare il nodo dei giovani e della residenzialità. «Contrastare la fuga delle nuove generazioni e attrarre nuove risorse è la base per garantire un futuro alle imprese e ai territori. L’Europa stessa continuerà a esistere, resistere e crescere quanto più riuscirà a preservare e rilanciare il suo immenso patrimonio imprenditoriale con il Bellunese che resta tra le aree con il più alto tasso di manifatturiero».
Manifattura che, più in generale, va supportata nelle transizioni in atto, da quella digitale – ormai entrata nella sua fase 5.0 – alla “green”.
«Darsi obiettivi ambiziosi – come la decarbonizzazione – è assolutamente legittimo, ma dobbiamo stare attenti che non diventino un boomerang. Lo stesso costo di queste transizioni non può ricadere su imprenditori e cittadini: anche per questo servono nuovi strumenti di finanza pubblica, di cui l’Europa dovrà farsi carico».
E c’è poi il tema di sempre, quello delle infrastrutture. E in particolare dello sbocco a nord.
«I candidati al prossimo Europarlamento si impegnino a portare a Bruxelles il progetto di uno sbocco a nord, che interconnetta il Veneto all’Europa centrale. Per troppo tempo, si è scelto di non decidere», sottolinea Berton. «Il tema di un nuovo corridoio viario e tecnologico non è più rinviabile considerate le tante criticità che stanno interessando i valichi alpini. La richiesta di uno sbocco a nord – condivisa peraltro da tutte le associazioni di categoria e i sindacati di questo territorio – andrebbe a beneficio dell’intero sistema Nordest e di buona parte del continente. Mi auguro quindi che a un mese dal voto si cominci a entrare nel merito di tali questioni. L’Europa, alla fine, è fatta di territori, di fragilità e di eccellenze, spesso facce della stessa medaglia. Solo così possiamo rinsaldare il patto tra istituzioni e mondo reale. Confindustria, da parte sua, resta terreno di incontro e operatività».