«Ci dicano di che morte dobbiamo morire». Lavoratori Acc pronti al presidio permanente a Roma

«Ci dicano di che morte dobbiamo morire». Lavoratori Acc pronti al presidio permanente a Roma

I comunicati stampa dei politici sono ottimisti. I lavoratori di Acc però non parlano la stessa lingua. L’esito dell’incontro al Mise non è soddisfacente. Tutt’altro. Perché di fatto non dice niente. Non una parola su ItalComp, non una rassicurazione sul futuro dello stabilimento di Mel. Solo parole interlocutorie.

«Abbiano almeno il coraggio di dirci un “sì” o un “no”. Così invece restiamo nel limbo senza sapere se gli sforzi fatti finora porteranno a qualcosa» il primo commento, a botta calda. E la delusione è palpabile. «Ci dicano se dobbiamo morire» dice qualcuno degli operai, mentre smonta il presidio allestito per giorni davanti alla Prefettura.

Le bandiere dei sindacati sono già ammainate. Il gazebo si chiude e viene caricato in macchina. Ma è già pronto a essere rimontato da un’altra parte. Perché i metalmeccanici non sono gente che molla facilmente la presa. Sono abituati a un lavoro duro, che alla Acc (gloriosa ex Zanussi) sanno portare avanti con tenacia. La stessa tenacia che traslocherà altrove. A Venezia, davanti alle stanze del governatore Luca Zaia. E poi a Roma, via Vittorio Veneto, davanti a Palazzo Piacentini sede del Mise. 

«Ci siamo autoconvocati al ministero: partirà un pullman da Belluno e un altro da Torino» spiegano Fiom Cgil e Uilm Uil, davanti a quel che resta del presidio. «Ci presenteremo davanti al ministero dello sviluppo economico e non ce ne andremo finché non saremo convocati dal ministro Giorgetti e avremo una risposta. Qui non è più tempo di chiacchiere».

Già, perché tra pochi giorni finisce la liquidità e si interromperanno gli stipendi degli operai. Operai che hanno continuato a lavorare, perché Acc è ancora sul mercato, produce e ha clienti. Operai che dopo mesi in cui la politica sembrava credere nel progetto ItalComp vedono cambiare radicalmente le carte in tavola: dai comunicati post-vertice al Mise, nessuno parla di ItalComp, tranne l’assessora regionale Donazzan. Il ministro Giorgetti introduce invece il “metodo Corneliani”, quello che vede a braccetto Invitalia e un fondo del Bahrein per il salvataggio dell’azienda mantovana del settore abbigliamento. Acc però non produce abiti: fa solidi compressori per il polo del freddo. Forse è meglio che lavoratori e sindacati glielo dicano al Mise. Sempre se verranno ricevuti…

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