Christian, ucciso a 15 mesi dallo pneumococco: «Impossibile salvarlo»

Christian, ucciso a 15 mesi dallo pneumococco: «Impossibile salvarlo»

Non ci sono colpe né colpevoli per la morte del piccolo Christian Lozovyy, il bambino di 15 mesi morto sabato scorso a causa di una meningite batterica fulminante: la tragedia rientra in quei casi, molto rari ma purtroppo possibili, nei quali l’infezione evolve in maniera rapida e gravissima, aggredendo l’intero sistema nervoso. Una tragica fatalità.

Christian, che abitava a Cavarzano assieme ai genitori Nazariy e Olesya, aveva cominciato a star male una decina di giorni fa. Accusava una forma influenzale che non voleva passare. Mercoledì scorso, visto che la febbre non accennava a diminuire, la coppia decide di portare il piccolo all’ospedale. Christian viene quindi ricoverato nel reparto di Pediatria. In poche ore, però, le sue condizioni peggiorano velocemente fino a precipitare. E così, il giorno seguente, i medici decidono di trasferirlo a Padova, ospedale specializzato nelle cure pediatriche. Il bambino arriva nella città del Santo in condizioni disperate e nonostante i ripetuti tentativi dei medici muore sabato mattina.

Ad ucciderlo una meningite fulminante causata dal batterio dello pneumococco. Lo conferma Sandro Cinquetti, direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 1 dolomiti: «Purtroppo queste tipologie di infezioni, seppur molto rare, evolvono in forma grave molto velocemente. E così, anche se in via teorica si potrebbe intervenire con una terapia antibiotica, in realtà diventa oltremodo difficile, perché l’evoluzione dell’infezione è rapidissima».

Del batterio dello pneumococco esistono oltre 90 tipologie differenti. Nei bambini si annida nelle prime vie respiratorie e non dà in genere alcun tipo di problema. Può succedere però che insorgano delle infezioni, soprattutto nel periodo invernale, che danno vita a otiti, sinusiti e congiuntiviti. Solamente in casi rarissimi i germi riescono a riprodursi nel sangue, aggredendo in maniera sistemica l’organismo. E’ questo che è capitato al piccolo Christian.

Cinquetti sgombra subito il campo da possibili equivoci: «Non c’è stata alcuna negligenza da parte dei genitori – spiega – questo deve essere chiaro. Tanto più che il bambino aveva già ricevuto le prime due dosi del vaccino contro lo pneumococco. Vaccino raccomandato ma non obbligatorio. La terza, che si fa intorno ai 15 mesi, avrebbe dovuto riceverla fra poco. Purtroppo non ne ha avuto il tempo».

Nemmeno con la terza dose, però, Christian si sarebbe potuto probabilmente salvare: «Il vaccino contro le infezioni da pneumococco – precisa Cinquetti – copre al momento tredici ceppi del batterio, ma in natura ne esistono più di 90. La mia ipotesi è che il bimbo sia stato aggredito da un ceppo non coperto dal vaccino. Ma di questo avremo conferma tra una decina di giorni, quando arriveranno i risultati della tipizzazione».

Cinquetti rassicura i genitori bellunesi, spiegando perché non sia prevista nessuna profilassi nei confronti dei contatti stretti: «Questo è quanto previsto dalle linee guida internazionali, aggiornate al 2021. La meningite da pneumococco, al contrario di quelle causate da altri batteri, come il meningococco o l’emofilo, non dà vita a focolai epidemici. Per cui quello che mi sento di dire ai genitori è di non farsi prendere dall’ansia e fare semplicemente quello che si può fare. Che è già molto, visto che in provincia la percentuale di adesione al vaccino contro lo pneumococco è del 90% per quanto riguarda la prima dose e dell’84% per la terza».

Sulla morte del piccolo Christian arrivano anche le parole di cordoglio del sindaco di Belluno, Oscar De Pellegrin: «La notizia ci lascia inermi e sconvolti, l’ineluttabilità della morte è sempre difficile da accettare, ma quando colpisce una vita così piccola, una creatura che si affaccia alla vita, è qualcosa di straziante e incomprensibile. L’intera città oggi piange e si stringe alla mamma e al papà del piccolo. E’ l’abbraccio di una comunità che sente il piccolo Christian come figlio, un po’, di tutti noi. Sarà mia cura incontrare i genitori e stringerli davvero in un abbraccio, non appena sarà possibile».

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