Cambiamenti climatici, al via uno studio sui camosci del Monte Grappa

Cambiamenti climatici, al via uno studio sui camosci del Monte Grappa

Come cambiano i comportamenti degli animali alla luce del cambiamento climatico? Il tema è al centro di un progetto di monitoraggio finanziato dal PNRR che fa capo al Centro nazionale per la Biodiversità: protagonisti, i camosci del Monte Grappa.

A dare vita allo studio, le province di Belluno, Treviso e Vicenza con le rispettive polizie provinciali, la Regione Veneto e l’Università di Sassari; il camoscio è stato protagonista di un piano di ripopolamento del Monte Grappa nella prima meta degli anni ’90: scomparso dopo la Prima Guerra Mondiale, 28 esemplari sono stati reintrodotti dalla polizia provinciale di Belluno grazie alla collaborazione delle riserve di caccia del Feltrino e di Cortina d’Ampezzo (che mise a disposizione 8 delle centinaia di capi presenti nel suo territorio prima di essere costretta a interrompere la collaborazione per la comparsa di casi di rogna sarcoptica in Cadore). Ora sono più di 500 i camosci presenti sul Grappa, e lo studio vuole approfondire come i cambiamenti climatici ne stanno influenzando abitudini e comportamenti.

Il progetto prevede la cattura e il monitoraggio con radiocollare di 25 camosci e di 5 lupi; l’analisi terrà in considerazione tanto gli aspetti ambientali – temperatura dell’aria, del suolo, umidità – che i comportamenti degli animali. Verrà anche analizzato il cosiddetto “paesaggio della paura”, ossia le modifiche comportamentali dei camosci (orari e tipo di alimentazione, luogo di riposo, periodo di spostamento,…) rispetto alla posizione e alle predazioni dei lupi (tre i branchi presenti sul massiccio).

Un ruolo importante nel monitoraggio lo giocherà la “squadra catture” dalla polizia provinciale di Belluno: tre tiratori affiancati da altrettanti osservatori “addormenteranno” e doteranno di collare gli animali. «Sarà importante la scelta degli animali: – ha sottolineato il comandante Oscar Da Rold – dovranno essere selezionati esemplari diversi per sesso e per età, così da avere un campione il più rappresentativo possibile della popolazione presente».

Il Monte Grappa – poco più di 1700 metri di quota, ampi spazi coperti al 70% da bosco, un’area alpina caratterizzata da stagionalità marcate – risulta l’ambiente ideale per questo tipo di ricerche.

Gli effetti dei cambiamenti climatici si stanno già facendo sentire in tutto il mondo sulla vita degli animali: gli ungulati delle zone temperate tendono ad espandersi verso Nord e in quota, mentre quelli delle zone fredde – costretti a salire ulteriormente di quota – vedono restringersi i loro territori. L’aumento delle temperature ha già portato a un cambio nella varietà del cibo – che ora è disponibile in periodi diversi rispetto al passato – e a un maggior consumo di energia per gli animali per mantenere la temperatura corporea. La velocità dei cambiamenti climatici impedisce agli animali di adattarsi, e quindi questi modificano i loro comportamenti: dal 2000, da quando cioè le temperature sono in costante aumento, cresce il numero di cuccioli che non supera il primo inverno di vita, mentre i giovani fanno registrare un peso corporeo inferiore rispetto al passato.

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