Bim Gsp e Infrastrutture, Insieme per Belluno contro la fusione: «Obiettivi non chiari»

Bim Gsp e Infrastrutture, Insieme per Belluno contro la fusione: «Obiettivi non chiari»

Questa fusione non s’ha da fare. Il gruppo di minoranza Insieme per Belluno interviene in merito all’ipotesi di fusione tra Bim Gsp e Bim Infrastrutture. Un’idea che è ben più di un’ipotesi, almeno stando alle dichiarazioni pubbliche dei massimi dirigenti delle due società, Attilio Sommavilla (presidente del Cda di Bim Gsp) e Bruno Zanolla, amministratore unico di Bim Infrastrutture.

Insieme per Belluno lamenta innanzitutto una scarsa comunicazione. «Lo scorso 30 novembre – scrivono i componenti – avevamo presentato apposita interrogazione avendo letto sulla stampa di questo progetto che si sta sempre più concretizzando, ma per il quale il Consiglio Comunale di Belluno non è mai stato interpellato. La risposta è stata che saremmo ad una fase di approfondimenti – è bene ricordare che un  approfondimento anche numerico con tanto di stesure di bilanci post-fusione e calcoli di concambio è già stato fatto dalle società ancora nel 2019 – mentre in realtà i lavori stanno proseguendo e abbiamo anche un cronoprogramma la cui data ultima  – 1 gennaio 2024 dove la società dovrebbe divenire unica – è già stata anticipata sulla stampa dagli amministratori delle due società».

Per il gruppo guidato da Lucia Olivotto il tema non è solo economico, ma prettamente politico. «Le due società inhouse sono veramente tali, e dipendono quindi dagli indirizzi dei Comuni, o questi ultimi vengono messi di volta in volta di fronte a scelte già fatte e poi di fatto ratificate dai consigli comunali? In altre parole, chi detta l’agenda strategica alle società? Conta chiarirlo anche perché nel DUP del Comune di Belluno nessuno di questi temi è stato affrontato, con ciò mancando ad un compito fondamentale dell’amministrazione e ad un vero obiettivo strategico».

Entrando nel merito del processo di fusione, per Insieme per Belluno, infine, «Manca un obiettivo chiaro e condiviso su ciò che dovrebbe fare la società risultante, e di conseguenza manca un piano industriale dettagliato. Crediamo che un’altra strada possibile sia invece quella di distribuire ai Comuni, almeno in parte, le somme di competenza derivanti dalla cessione del ramo gas, procedura a lungo sofferta e che si concluderà entro giugno. In tal modo i Comuni otterrebbero finalmente un corrispettivo per quella fetta del proprio patrimonio che è stata oggetto di tante discussioni».

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