Aumentano gli stambecchi sulle Dolomiti: sono circa 700

Aumentano gli stambecchi sulle Dolomiti: sono circa 700

Sono circa 700 gli stambecchi presenti nelle Dolomiti. Si tratta di una stima, attendibile, basata sull’ultimo monitoraggio condotto tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Mediante osservazione diretta lungo i tragitti solitamente percorsi dagli ungulati d’alta quota ne sono infatti stati censiti 546.

Un obbligo di legge, il monitoraggio. Lo impone la Direttiva europea Habitat, che impone agli Stati di monitorare lo stato di conservazione delle specie animali di interesse comunitario. Tra queste c’è anche lo stambecco, reintrodotto a partire dagli anni’60 in tutto l’arco alpino, dopo la decimazione provocata dall’uomo nel corso di ‘700 e ‘800, che ne aveva ridotto la popolazione ad un centinaio di esemplari confinato nell’area del Gran Paradiso.

Il monitoraggio, causa pandemia, non veniva più effettuato da due anni. La novità di quest’anno è stata la collaborazione tra Provincia di Belluno, Parco delle Dolomiti Friulane, Provincia Autonoma di Bolzano, settore Agroambiente della Regione Veneto e Provincia di Trento, allo scopo di ottenere un censimento più efficace, dato che l’habitat dell’animale naturalmente non riconosce i confini provinciali.

Oggi sulle Dolomiti lo stambecco è distribuito in 5 colonie. La più numerosa, quella della Marmolada, ha visto l’avvistamento di 287 esemplari. 109 quelli censiti sul Cridola – Duranno, 76 gli stambecchi avvistati sul gruppo Marmarole – Antelao – Sorapis, 39 sulle Pale di San Martino e 35 sulla Croda del Becco.

«In generale – spiega Giorgia Cortelezzi, dell’ufficio faunistico della Provincia di Belluno – la popolazione è in leggera ma costante crescita, anche se ancora lontana dai numeri che aveva prima dell’arrivo della rogna sarcoptica». Una malattia che, arrivata nel 1995 dall’Austria, ha decimato la popolazione di stambecchi e camosci, con una mortalità superiore al 60% e che in certe zone, come le Dolomiti friulane, ha raggiunto l’80%.

Ma la popolazione di stambecchi reagisce – spiegano Cortelezzi e Franco De Bon, consigliere provinciale delegato a caccia e pesca – e dopo la prima ondata epidemica sviluppa  contromisure che fanno sì che alla fine la rogna sarcoptica diventi una malattia endemica». Ma perché questo succeda servono colonie abbastanza numerose. Al momento è quello che pare stia accadendo sulla Marmolada.

Il futuro del monitoraggio vedrà in campo, probabilmente, anche le nuove tecnologie. A cominciare dai droni, per i quali si sta studiando l’utilizzo a supporto delle rilevazioni umane

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