Appello delle guide canyoning: «Il Parco apra le sue forre con l’aiuto dei professionisti»

Appello delle guide canyoning: «Il Parco apra le sue forre con l’aiuto dei professionisti»

«Il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi apra le forre presenti nel suo territorio al canyoning con il supporto di professionisti»: questo l’appello arrivato direttamente da Roma dall’ENGC – Ente Nazionale Guide Canyoning.

L’ENCG ha infatti chiesto formalmente la modifica del Regolamento del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi che prevede il divieto assoluto di praticare canyoning in qualsiasi forra del parco, facendo leva anche su una nota del Ministero della Transizione Ecologica dello scorso agosto che “invita gli enti parco Italiani a non vietare l’attività di canyoning, ma suggerisce loro di valutare l’inserimento nel regolamento opportune forme di regolamentazione di tali attività sportive (river trekking, torrentismo, kayak e sport fluviali in generale) e promuove collaborazioni tra i parchi e associazioni di categoria”, ad esempio proprio come l’ENGC.

«L’area del Bellunese rappresenta un territorio di grande interesse per il canyoning. In quest’area, infatti, si trovano alcuni dei più bei percorsi italiani di torrentismo, sia sotto il profilo tecnico sia dal punto di vista estetico. Inoltre, la possibilità di svolgere l’attività nel cuore delle Dolomiti è un elemento di grande interesse per una platea nazionale e internazionale – spiegano in una nota dall’associazione -. Purtroppo, il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi ha deliberato in modo ingiustificato il divieto assoluto di pratica del canyoning nelle forre del parco. Questo ha determinato – tra l’altro – l’impossibilità di una fruizione organizzata e dell’indotto economico derivante dai servizi ad essa associati».

Le guide e accompagnatori canyoning devono affrontare corsi teorici e pratici con test sul campo per valutare competenze tecniche e curriculum torrentistico: «Tra gli scopi dell’ENGC, oltre alla rappresentanza dei professionisti Italiani che si occupano di torrentismo, – si legge ancora nella nota – trovano ampio spazio un percorso formativo lungo e approfondito, diversi progetti di ricerca in ambienti fluviali e torrentizi e lo sviluppo di un’offerta turistica alternativa e sostenibile, con una grande attenzione alla tutela del patrimonio naturalistico. All’articolo 2 del nostro codice deontologico, infatti, il professionista ENGC si obbliga a porre la massima attenzione e tutela nei confronti dell’ambiente e della natura, attraverso comportamenti che riducano al minimo l’impatto ambientale, nel rispetto dei più rigorosi standard di sicurezza».

«In questo contesto, – conclude la nota – riteniamo che lo sviluppo di proposte di accompagnamento professionale siano perfettamente coerenti con le esigenze di tutela del Parco e siano allo stesso modo un’opportunità di crescita del territorio sotto il profilo economico e socio-culturale»: l’associazione si è già messa a disposizione del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi per lavorare a un protocollo d’intesa o ad un disciplinare «che permetta una fruizione turistica rispettosa delle esigenze di tutela».

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