Anche Puos a secco, si allarga l’emergenza idrica. Le minoranze: «È mancata la programmazione»

Anche Puos a secco, si allarga l’emergenza idrica. Le minoranze: «È mancata la programmazione»

Prima Farra: qualche centinaio di persone senz’acqua nei giorni più caldi dell’anno. Adesso anche Puos. In Alpago l’emergenza idrica non conosce fine. Da questa mattina anzi si è allargata, includendo altre decine e decine di utenze. Rubinetti a secco, autobotti chiamate agli straordinari. E minoranze sul piede di guerra. Perché è alzarsi la mattina e scoprire che non c’è acqua per una doccia, per cucinare, o più semplicemente per tirare lo sciacquone non fa certo cominciare bene la giornata.

«La mancanza d’acqua nelle giornate più calde di luglio e dell’intera estate è un disservizio che non vorremmo mai provare. Purtroppo, centinaia di utenze nella zona di Farra sono senza acqua da giorni. E adesso anche Puos». Sono Massimo Bortoluzzi e Attilio Dal Paos (consiglieri di minoranza) i primi a sollevare la questione. Decisi a portarla in consiglio comunale. «Non basta l’impegno del sindaco a cercare di risolvere il problema. Lo ringraziamo per quanto sta facendo in queste ore, adoperandosi per limitare il disservizio e ripristinare la normale erogazione idrica. Ma forse poteva agire diversamente con i preavvisi, praticamente inesistenti. Togliere l’acqua di notte per agevolare il riempimento dei vasconi di accumulo aiuterebbe ad avere un servizio regolare durante il giorno» continuano Bortoluzzi e Dal Paos. Che hanno già pronta una interrogazione. «Perché – dicono – è evidente che il problema nasce da una cattiva gestione di lungo corso. Cattiva gestione in cui l’attuale sindaco non può essere esente, visto il ruolo che ha avuto nelle passate amministrazioni, sia di Farra che del Comune di Alpago».

La siccità c’è ed è conclamata. Ma basta da sola a spiegare tutti i disservizi degli ultimi giorni? 

«Non è solo colpa del Bim Gsp, perché dopo il passaggio delle reti idriche da comunali a consortili, non si sono più visti investimenti nel territorio dell’Alpago. Eppure Bim Gsp è società formata dai sindaci: significa che gli amministratori locali non sono stati in grado di andare a incidere sulle scelte di intervento sugli acquedotti, neppure sulle condotte minori che vanno a riempire le vasche di accumulo. Se non si monitorano le reti, non si fanno le manutenzioni e si lasciano perdere danni ai tubi anche non grossi, le conseguenze sono queste, perché le perdite minori fanno perdere pressione e quindi l’acqua non affluisce come dovrebbe» sostiene Bortoluzzi. «L’Alpago fornisce acqua a diversi Comuni bellunesi e a territori fuori provincia. Non per niente abbiamo la frana del Tessina, che è causata da presenza di acque sotterranee. È un paradosso che proprio questo territorio rimanga senz’acqua. Ripeto: grazie sindaco per l’impegno, ma non basta».

A rincarare la dose ci pensa Attilio Dal Paos. «Il problema calamitoso esiste, è evidente. Ma il problema si è creato non solo a causa di Giove pluvio, inesistente da settimane, ma anche per un mancato controllo delle vasche di carico: se si svuotano e manca la pressione nelle condotte, l’acqua non arriva nelle case. Tutto ciò ha fatto emergere la trascuratezza nella manutenzione della rete principale: non a caso sono circa 20 anni che non vengono fatti investimenti e rimpiango la attenta e buona gestione della ex Comunità montana quando gestiva il servizio per conto sindaci.vIl dubbio è che in tre mesi di siccità non sia stato controllato adeguatamente il livello delle vasche di accumulo e quindi non si sia agito preventivamente nel razionalizzare l’acqua. E ora paghiamo le conseguenze».

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