I giorni della pandemia raccontati da Ilaria, una ragazza adolescente della provincia di Belluno 

Ero in corriera. Guardavo fuori dal vetro dal finestrino e, mentre vedevo scorrere le immagini davanti ai miei occhi, ho pensato un po’ a ciò che tutti noi stiamo vivendo. 

Il tempo sembra procedere un po’ come quei paesaggi che scorrendo, uno dopo l’altro, non mi lasciano nemmeno un momento per osservarli e ammirarli. Proprio come il tempo, che mi scorre davanti a tal punto che non riesco a coglierne gli attimi, non mi permette di fare nulla. È una sensazione strana. È come se non riuscissi più a reagire. 

Riguardandomi a un anno fa, probabilmente vedrei una me più reattiva, che affronta questa pandemia traendo tutta la positività possibile, ma ora è come se fossi bloccata. Mi trovo ormai travolta in un vortice continuo. Mi sento vuota. Sono ormai rassegnata, infatti la luce in fondo al tunnel mi sembra ancora troppo lontana e il covid sembra avermi portato via tutto. Sono cresciuta, certo. Ho intrapreso un grande percorso spirituale e credo che noi tutti, guardandoci allo specchio, vediamo riflessa una persona diversa rispetto a un anno fa, quando tutto era normale. Ritengo che l’uomo sia nato per interagire con altri uomini e credo che vivere significhi proprio stare in interazione con altre persone e perciò pensare che tutto sia ancora fermo da ormai un anno e che la nostra socialità sia stata limitata in ogni aspetto mi rattrista. Non avrei mai pensato di giungere a un momento della mia vita in cui sogno e desidero una vita normale e regolare, eppure eccomi qui, stravolta, mentre sfogo tutta la mia rabbia sulle note di un telefono. Voglio però ricordare a me stessa che un giorno tutto questo finirà, che tutto questo avrà termine, che arriverà un giorno in cui tirerò finalmente un sospiro e riguardandomi indietro, ripenserò alla pandemia solo come a un ricordo. 

Quindi respiro a fondo, sorrido e vado avanti sapendo che tra poco tutto avrà fine e la vita ricomincerà.