«C’è un corridore che, quando vinceva, non alzava mai le mani al cielo. Non per dimenticanza, non per vezzo, neppure per timore, la paura di essere superato da un avversario o l’accortezza di non farsi beffare in volata. Non alzava le mani al cielo per modestia. Come se le mani al cielo fossero un’esultanza riservata ad altre categorie, i campioni o i predicatori. Come se le mani al cielo fossero un gesto da adottare per motivi più seri, umanitari o religiosi».
Sono le parole che il giornalista Marco Pastonesi ha dedicato all’unico bellunese vincitore di una tappa al Giro d’Italia: Giovanni Knapp. E ieri, purtroppo, Giovanni ci ha lasciato in seguito alle complicazioni legate a una caduta.
Classe 1943, bellunese doc, tocca la vetta più alta della sua carriera sui pedali nel 1966, in occasione della terzultima tappa della corsa rosa: i 242 chilometri da Genova a Viareggio. Quel giorno vinse Knapp. Le mani? Sul manubrio. Sempre e rigorosamente sul manubrio.
Anche dopo quello storico successo. Emozionante. Ed eterno. Come il suo ricordo.
In bici con De Bona. Quelle braccia alzate sul rettifilo del Mas