Villaggio olimpico all’ex Eni: «Vogliamo ripensarci una volta per tutte?»

Villaggio olimpico all’ex Eni: «Vogliamo ripensarci una volta per tutte?»

Riceviamo e riportiamo di seguito l’intervento del nostro lettore Tomaso Pettazzi, già membro del comitato per il Treno delle Dolomiti.

Il n° 1 del mensile Geo (gennaio 2006) offriva da pag. 62 a pag. 76 il bellissimo servizio sull’ex villaggio Eni a Borca di Cadore: “Storia di un petroliere ecologista (Mattei) che inventò un bosco”. Ne consiglio vivamente la lettura nel momento in cui, bocciata la costruzione della pista da bob, deve essere ridiscussa la più conveniente collocazione del villaggio olimpico invernale Cortina –Milano 2026. La sua capienza infatti dev’essere ridimensionata; non saranno più presenti gli atleti di bob, slittino e skeleton. 

Torna quindi ancor più utile ripensare ad “Un villaggio ideale, …costruito con una visione modernissima, tecniche d’avanguardia e impatto ambientale zero” (così recita l’incipit del servizio).

Dall’aprile 2018, l’attuale proprietà, la società sarda Minoter, si è sempre dimostrata disponibile a qualsiasi collaborazione con Fondazione Milano Cortina 2026 e Società Infrastrutture Milano Cortina 2020.2026 (Simico in breve).

Da anni la scelta sull’utilizzo del villaggio esistente è propugnata da larga parte della società bellunese, amministratori locali, associazioni culturali ed ambientali.

Ricordo, fra tante, la visita al villaggio di Corte nell’agosto 2021, di Padrin, presidente della Provincia, Federico D’Incà, allora ministro dei Rapporti col Parlamento, Gianluca D’Incà Levis, che dal 2014 ha avviato “Progettoborca” che, da una riflessione culturale sulla montagna, propone il rilancio e il riuso di questo sito, dalle enormi potenzialità attuali e future. Tutti favorevoli a sviluppare qui il futuro Villaggio olimpico.

Nel giugno 2023 la Cisl addirittura indice una petizione su Change. Org, per recuperare l’ex Villaggio Eni e ripristinare questo patrimonio ambientale e culturale del ‘900, in primis ad uso Olimpiadi, e quindi come eredità al territorio. Migliaia le adesioni.

Chi abbia a cuore i nostri luoghi comprende che in tal modo la struttura sarebbe, tra l’altro, destinata a Centri di ricerca, con relative start up, attività universitarie, Centro Congressi, turismo, e pure Social Housing, utilissima ad un territorio in sofferenza per spopolamento ed invecchiamento. Il villaggio, inoltre, esiste da oltre 60 anni e non è mai stato soggetto a frane o alluvioni, come invece successo più a monte, ad esempio San Vito di Cadore o Acquabona di Cortina. Questa sarebbe l’eredità vera, sociale, utilissima a tutti. Soldi “ben spesi”.

Il Villaggio individuato a Fiames invece sarebbe una vera “cattedrale nel deserto”, avulso da qualsiasi collegamento culturale e territoriale col centro pulsante del paese, caratterizzato da una sequenza orrenda di prefabbricati indeterminati, freddi, destinati, alla fine dell’evento, ad essere asportati con destinazione altra. Per di più, la località individuata ricadrebbe in buona parte in Rischio idrogeologico P2.

La sua “legacy” (“politically correct”!) sarebbe una costosa, brulla landa, dotata di opere di urbanizzazione primarie e secondarie, destinate a non essere mai utilizzate.

Chi ha potere ed onere per decidere, vuole finalmente ripensarci?

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