Unioni Montane: il riordino entra nel vivo, ma le incognite restano

Unioni Montane: il riordino entra nel vivo, ma le incognite restano

Nove diventano cinque. Il conto è semplice, ma le conseguenze molto meno. La riforma delle Unioni Montane nel territorio bellunese procede spedita, con l’obiettivo di ridefinire la governance entro la fine della legislatura regionale. Ma dietro ai numeri c’è un intero sistema che cambia, tra sfide, opportunità e vecchie criticità mai risolte. Ieri (12 giugno) a Palazzo Piloni, l’assessore regionale agli Enti locali, Francesco Calzavara, ha incontrato il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, il consigliere delegato ai rapporti con gli enti locali, Alberto Peterle, e i rappresentanti degli enti territoriali coinvolti nel riordino. Al centro del dibattito, la road map che porterà al nuovo assetto delle Unioni Montane, con il passaggio dalle attuali nove a cinque.

La nuova geografia amministrativa
Quattro Unioni sono già state ridefinite: Feltrina; Agordina; Valbelluna, con l’inserimento del Comune di Belluno; Cadore-Longaronese-Zoldo, che integrerà l’Alpago, includendo anche il Comune di Ponte nelle Alpi. Più complesso il processo di ridefinizione del territorio Cadore-Comelico-Valboite, dove si lavorerà per istituire la nuova Unione Montana dell’Alto Bellunese. «L’obiettivo, dopo gli approfondimenti e gli incontri necessari che effettueremo sul territorio nelle prossime settimane – dichiara l’assessore Calzavara – è quello arrivare alla sottoscrizione di tutte le nuove convenzioni entro la metà del mese di luglio, anche per poter procedere all’emissione dei bandi che daranno alle Unioni risorse economiche aggiuntive».

Le criticità da risolvere
Se da un lato la riorganizzazione promette una gestione più efficace, dall’altro restano aperte vecchie questioni, prima fra tutte la carenza cronica di personale negli enti locali. Secondo quanto emerso da un recente incontro a Pieve di Cadore, il problema del personale è particolarmente sentito nelle Unioni Montane, dove la difficoltà nel reperire funzionari e tecnici rischia di compromettere l’efficacia della riforma. «La montagna ha necessità di un livello di governo e raccordo intermedio tra i piccoli Comuni e la Provincia, come le Unioni Montane. Il primo incontro di oggi è sicuramente positivo e serve a porre le basi per una riorganizzazione che generi efficienza» sottolinea Calzavara.
«Abbiamo l’esperienza di alcune Unioni Montane che sono riuscite a intervenire in maniera più forte, altre meno – aggiunge il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin – Ma è necessario allargare il ragionamento, per sfruttare l’occasione e creare una nuova fase della governance territoriale».

Un cambiamento epocale
L’intero riordino rappresenta una svolta per la gestione del territorio bellunese. La fusione di alcune Unioni Montane potrebbe coinvolgere fino a 75.000 cittadini, pari al 40% della popolazione provinciale.

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