Un milione di presenze in meno. Nell’anno del Covid turismo malato grave

Un milione di presenze in meno. Nell’anno del Covid turismo malato grave

Quanto vale una presenza turistica? Difficile a dirsi. Tra pernotto, pranzo, cena, caffè, aperitivo e tutto quello che un vacanziero può spendere in una giornata ci sono molte variabili. E molti i settori coinvolti dall’indotto, che va ben oltre albergo, ristorante e bar. Le fasce di prezzo cambiano tra alberghiero ed extralberghiero. Insomma, il calcolo al dettaglio è impossibile. Eppure la misura di quanto il Covid abbia inciso su questa economia, vitale per la montagna bellunese, è presto fatta. Nel 2020 la provincia dolomitica ha perso all’incirca 1 milione di presenze. Lo dicono i dati Istat e in questo caso i numeri non sono opinabili.

IL DATO

Nel 2019, anno particolarmente buono per il turismo made in Belluno, gli arrivi erano stati 1.028.261 e avevano fruttato 3.744.708 presenze. Il 2020 invece ha visto solo 661.174 arrivi per un totale di 2.816.691 presenze. Una perdita di 928mila pernotti (-25%), dovuta esclusivamente al blocco degli spostamenti nella prima dell’anno, e alla chiusura degli impianti di risalita nel mese di dicembre. 

NO STRANIERI, NO PARTY

Pesano soprattutto gli stranieri, che costituiscono più di un terzo del totale dei turisti con mete bellunesi. Tedeschi e inglesi in cerca di sentieri e rifugi d’estate; olandesi orientati soprattutto sui laghi; polacchi, cechi e statunitensi appassionati dello sci invernale. Nel 2019 gli stranieri avevano totalizzato 452.616 arrivi e 1.410.704 presenze. Nell’anno del Covid, con i voli bloccati, si sono fermati a 188.079 arrivi (-58%) e 723.255 presenze (-49%).

BENINO L’ESTATE, MALISSIMO DICEMBRE

E pensare che il 2020 era cominciato alla grande. Con l’onda lunga di un 2019 eccezionale. Gennaio ha fatto registrare 90.491 arrivi (contro i 76.306 del 2019) e 404.805 presenze (erano state 358.285 nel 2019). E febbraio addirittura 106.785 arrivi (contro i 91.290 del 2019) e 465.378 presenze (contro le 393.528 del 2019, vale a dire +18%).

Poi è arrivato il lockdown a spezzare il boom. Con marzo, aprile e maggio da incubo. Benino l’estate, invece. Ma solo benino, e solo per 31 giorni, perché il turismo italiano ha salvato agosto. A luglio le presenze 2020 sono state 460.636 contro le 659.105 del 2019; ad agosto invece, 806.013 presenze, mentre erano state 861.021 l’anno prima. Come a dire che una tenuta c’è stata. Ma minima.

Male invece l’inverno: senza le vacanze di Natale non poteva essere altrimenti. A dicembre 74.821 presenze e 15.444 arrivi, contro le 293.002 presenze del 2019 (-74,5%). Emblematico il caso di Cortina (in foto, in versione invernale): 28.292 presenze e 5.116 arrivi, contro le 81.040 presenze del 2019 (e 20.921 arrivi).

QUANTO VALE?

Di fronte a questi dati, a quanto ammonta la perdita complessiva? Dipende da quanto vale una singola presenza turistica. Tenendosi bassi, si possono stimare 50-60 euro. Per poco meno di un milione di presenze perse, il conto è presto fatto: circa 50 milioni andati in fumo. Ma tenendosi bassi. Molto bassi.

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