Turismo sotto effetto Covid: perso mezzo milione di presenze

Turismo sotto effetto Covid: perso mezzo milione di presenze

I numeri parlano chiaro: il Bellunese ha perso quasi mezzo milione di presenze turistiche durante il lockdown. E il turismo, si sa, funziona esattamente come l’amore: ogni lasciato è perso. Soprattutto se si misurano gli effetti economici del coronavirus e gli impatti sull’estate che verrà. Perché le limitazioni sugli spostamenti peseranno inevitabili. Specialmente sui vacanzieri in arrivo dall’estero.

«Dovremo lavorare per promuovere il mercato italiano – dicono da Confartigianato Belluno -. Tra l’altro il settore delle vacanze è strettamente connesso all’artigianato. Il 12% delle imprese artigiane è coinvolto nell’indotto del turismo».

IL DATO

A misurare gli effetti del Covid ci ha pensato un’indagine elaborata dall’Ufficio Studi Confartigianato Imprese Veneto (basata su dati della Regione Veneto). Secondo le ultime rilevazioni, i 100 giorni di lockdown hanno lasciato in Veneto un “buco” da 4,5 milioni di arrivi e 12,5 milioni di presenze (il 67,4% stranieri). A tanto infatti ammontavano nel 2019 i flussi turistici nei mesi di marzo, aprile e maggio. Un blocco che ha fatto venire meno 4 miliardi di fatturato e mandato in fumo almeno 3 miliardi di consumi turistici. A livello bellunese i mancati ricavi del turismo sono significativi. L’indagine registra nel periodo marzo-giugno dello scorso anno 128.934 arrivi e 477.286 presenze. Tutti numeri che quest’anno mancano all’appello.

PROMOZIONE OBBLIGATORIA

«Di queste 477mila presenze, 226.397 erano straniere, circa la metà – sottolinea la presidente di Confartigianato Belluno, Claudia Scarzanella -. Le Dolomiti e i nostri paesi lavorano molto con la clientela straniera, fatta di escursionisti tedeschi, austriaci e inglesi. Anche durante il periodo estivo. Il fatto che i viaggi internazionali saranno fortemente ridotti anche oltre il mese di giugno ci fa pensare che gli effetti del lockdown sul turismo bellunese saranno particolarmente pesanti. È per questo che dobbiamo fare in modo di intercettare il mercato italiano e promuovere la destinazione montagna e Dolomiti bellunesi come sana, salutare, sicura e in grado di rispondere a quelle che sono le richieste della clientela, sotto il profilo dell’accoglienza e della ricettività, ma anche dal punto di vista gastronomico, sportivo e culturale. Il turismo è uno dei motori indispensabili per il territorio, anche perché muove un indotto che interessa da vicino il mondo dell’artigianato».

I numeri parlano chiaro: a livello provinciale sono oltre 500 le imprese artigiane potenzialmente coinvolte dalla domanda turistica. «Parliamo di bar, ristoranti, pasticcerie, ma anche di attività ricreative e di intrattenimento, di edicole, attività culturali e trasporto persone – continua Scarzanella -. Una fetta importantissima del tessuto imprenditoriale per la quale avere o non avere turismo fa la differenza. Perché la montagna possa davvero recitare un ruolo da protagonista nell’estate 2020, dobbiamo fare in modo di lavorare in sinergia. Recuperare le perdite del lockdown sarà impossibile nel breve termine. Ma salvare l’estate e l’autunno è un obiettivo raggiungibile».

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