Tre anni di pandemia: un bellunese su due ha contratto il virus

Tre anni di pandemia: un bellunese su due ha contratto il virus

Più di 89mila bellunesi colpiti (poco meno della metà dell’intera popolazione), con 102mila casi positivi accertati (perché qualcuno si è infettato più volte); 900 morti e 3.450 ricoveri in ospedale (266 in terapia intensiva).

Sono i numeri di tre anni di pandemia in provincia di Belluno, diffusi ieri dal Dipartimento di Prevenzione dell’Usl 1 Dolomiti. Numeri che raccontano una battaglia quotidiana che finalmente pare si possa definitivamente vincere, visto che da ormai alcune settimane l’incidenza settimanale si è attestata sui 50 casi ogni 100mila abitanti.

Tornando ai numeri, in tre anni in provincia si sono effettuati 1.600.000 tamponi (1.109.304 antigenici e 589.592 tamponi molecolari) con un tasso di positività attualmente fermo al 6.4% ma che nel 2022, per esempio, ha superato il 15%.

Dall’analisi de report c’è un dato che salta all’occhio e sul quale sta indagando l’Ulss 1: nel triennio 2020 – 2022 l’aumento della mortalità in provincia è stato molto minore della media regionale. Negli ultimi tre anni sono mancati 8.231 bellunesi, contro una media del triennio 2017-2019 di 7.637. Si tratta di un aumento dell’8%, ben 4 punti percentuali in meno che nel resto del Veneto, che conta nell’ultimo triennio 167.110 vittime, il 12% in più rispetto alla media pre-pandemia.

Quali sono i motivi di tale discordanza? Come detto, si stanno indagando. Tra le ipotesi al vaglio «una minore incidenza cumulativa complessiva, presa in carico e contact tracing performanti, accessibilità e tempestività della diagnostica, ampio utilizzo delle cure ospedaliere e territoriali, buona operatività della medicina di famiglia».

IL COMMENTO

«I dati qui proposti attestano l’enorme sforzo compiuto dai nostri operatori e da tutte le Istituzioni nel contrastare questo straordinario evento pandemico che speriamo sia ormai giunto alle battute finali – commenta il Direttore Generale dell’Ulss 1, Maria Grazia Carraro – Sento il dovere di ringraziare tutti gli operatoti dell’Ulss Dolomiti, in tutte le sue articolazioni, che in questi tre lunghi anni hanno assicurato la prevenzione e cura del Covid negli ospedali e nel territorio e la gestione degli aspetti amministrativi. Ringrazio anche i Comuni che ci hanno affiancato nei momenti difficili, soprattutto quelli che con generosità hanno messo a disposizione spazi strutture e risorse per il funzionamento dei drive in diagnostici e dei centri vaccinali. Un particolare sentimento di Gratitudine per le Forze dell’Ordine e per il Volontariato la cui generosità sarà ricordata nella storia di questa provincia».

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