«Dopo mesi ad attendere un segnale da Safilo e Thélios, non è pensabile che siano le due aziende ora a dettare i tempi, determinando il futuro lavorativo ed economico di quasi 460 dipendenti e delle loro famiglie, con un’ipotesi di accordo di minima, che non salvaguardia i livelli occupazionali di questa provincia». Ad affermarlo è Denise Casanova, segretaria provinciale della Cgil di Belluno.
«Thélios e Safilo hanno fatto intuire di essere pronte e chiudere la trattativa con i sindacati nello spazio di un mese. È paradossale che ora abbiano fretta, dopo aver perso tempo fino a oggi, senza che sia mai stato possibile ottenere un chiarimento, peraltro, da parte di Safilo sulla definizione di non strategicità dello stabilimento di Longarone».
Si punta a trovare l’accordo sindacale in un mese: «Al netto del fastidio che provoca la decisione padronale di arrogarsi la libertà di dettare i tempi – prosegue Casanova – la Cgil è disposta a firmare anche domani, purché Thélios assuma tutti i lavoratori e le lavoratrici e Safilo si accolli tutti gli oneri e costi di questa operazione».
La Cgil di Belluno non accetta, su una vicenda che riguarda un numero così elevato di dipendenti, che si punti a limitare i danni: «Non vorrei che si continuasse a pensare che sia meglio un danno minore, ossia un accordo al ribasso. Siamo di fronte a due soggetti che non sono in crisi, ma l’una è una multinazionale del lusso, che fa parte del gruppo Lvmh, l’altra è un’azienda in salute, che chiude con fatturati importanti e ampiamente in attivo».
Il momento storico che vive, in particolare, il Longaronese non può essere trascurato: «Ricorrono i 60 anni dalla tragedia del Vajont, a seguito della quale i soggetti industriali della provincia hanno beneficiato di sostegni economici importanti. Dovrebbero dimostrare la consapevolezza che chi ha ricevuto tanto, deve anche lasciare un segno di quello di cui ha beneficiato».