Se si farà, sarà lungo la valle del Boite: deciso il tracciato per il treno delle Dolomiti

Se si farà, sarà lungo la valle del Boite: deciso il tracciato per il treno delle Dolomiti

A volerla dire tutta, si sono persi quattro anni abbondanti. A volerla vedere in positivo, si sono poste le basi, tecniche e di dati, per futuri approfondimenti, che male non fanno. Ammesso e non concesso che il treno delle Dolomiti venga fatto. Perché i numeri, a oggi, dicono una cosa sola: il bacino d’utenza potenziale non giustifica un investimento da quasi 1 miliardo di euro. In ogni caso, se si farà, sarà lungo la valle del Boite, da Calalzo a Cortina, con un’appendice anche verso Auronzo. Questo è quanto emerso dalla riunione a Villa Patt tra i sindaci cadorini e agordini, e l’assessora regionale ai trasporti Elisa De Berti. Senza strascichi polemici.

I DATI

74 chilometri da Ponte nelle Alpi a Cortina nel tracciato della Valboite. Un costo previsto di realizzazione vicino agli 840 milioni di euro. Un’ora e dieci i tempi di percorrenza e 13 fermate. L’idea progettuale l’ha spiegata l’ingegner Moroder, vale a dire l’artefice della Merano-Malles, una ferrovia che ha un successo pazzesco, ma per la quale ogni anno la Provincia autonoma di Bolzano investe soldi per tenerla in piedi. Sì, perché il treno – l’ha detto Moroder – si mantiene per il 30% con i biglietti dei passeggeri, per il restante 70% servono iniezioni di liquidità. 

L’ITER

Quindi? Che succede adesso che c’è un tracciato scelto? Verrà preparato un protocollo d’intesa Regione-Provincia-Rfi per arrivare da qui a un anno al progetto di pre-fattibilità. E da lì si vedrà se ci sono le condizioni per fare il treno.

«Il Treno delle Dolomiti sarà lungo il percorso della Valboite, più un braccio che da Calalzo arriva fino ad Auronzo. Attenzione, però: fare una ferrovia costa e per fare una ferrovia nel Bellunese in grado di contrastare lo spopolamento bisogna spostare almeno il 30% di chi usa un mezzo privato verso il treno» ha detto l’assessora De Berti. «Serve un potenziale di utenza che permetta di giustificare un treno ogni ora tutto l’anno, e d’estate un treno ogni mezz’ora. Solo così il treno delle Dolomiti diventa proponibile». 

Difficile, ma non impossibile. Ma soprattutto, non sufficiente. «La ferrovia da sola non basta per risollevare le sorti del Bellunese – ha sottolineato De Berti -. Serve un progetto di mobilità sostenibile che interessi tutta la provincia, con un’integrazione con la gomma, con le ciclabili e con gli impianti a fune. Insomma, serve la partecipazione totale del territorio. Il prossimo passo, a breve, sarà quello di un protocollo d’intesa che vede sostanzialmente interessati Provincia, Regione e Rfi per ulteriori approfondimenti tecnici. Da qui uscirà il progetto di pre-fattibilità di Rfi, a cui aggiungere tutti gli approfondimenti che emergono dal territorio».

«Abbiamo avuto un incontro importante che ha messo la prima pietra concreta sul disegno di sviluppo della ferrovia – il commento del presidente della Provincia, Roberto Padrin -. Il tracciato verso la Valboite era stato individuato già dal Ptcp provinciale (piano territoriale di coordinamento provinciale, ndr) del 2006. È stato giusto però fare approfondimenti ulteriori. Ora dobbiamo studiare costi di realizzazione e costi di gestione. È un grande opportunità, ma anche una grande responsabilità. E se si farà la ferrovia in un’area, si dovrà poi andare in cerca di risorse compensative sulle altre parti del territorio».

E L’AGORDINO?

«Il tracciato agordino aveva come punto debolezza il voler arrivare a Cortina» ha detto l’ingegner Moroder. «Studiare un approfondimento per collegare l’Agordino è comunque interessante». Ecco perché l’assessora De Berti farà inserire negli approfondimenti di Rfi anche l’Agordino, ma non più come treno delle Dolomiti né con obiettivo Cortina. Stessa sorte potrà avere la Feltre-Primolano.

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