«Basta con le autocertificazioni». A chiederlo a gran voce è il coordinatore bellunese di Forza Italia, Dario Scopel.
«Se nella fase 1 si poteva comprendere la necessità di agire tempestivamente per scongiurare una tragedia ancor più grande di quanto si è verificata, ora che il picco emergenziale si è affievolito, e il Paese vuole ripartire, si fatica ad accettare il protrarsi di una pratica che limita le libertà individuali e tratta i nostri cittadini come persone immature, pronte a compiere qualsiasi scellerataggine».
Scopel rifiuta la definizione di “affetto stabile”, che tante discussioni ha generato nel dibattito politico: «Mortifica anni di battaglie e conquiste civili. A esibirsi in questo teatrino, fra gli altri, anche il viceministro della Salute Sileri, che ora pare essere rinsavito e dichiara che dal 18 maggio la abolirebbe. Se ne rallegra chi come, noi chiede da settimane e gradualmente il ritorno alla normalità».
Fari puntati sulla provincia di Belluno: «Il ripristino della libertà di movimento – sempre secondo i principi di precauzione e buonsenso – si rende ancor più necessario dato che molti dei nostri comuni non possono fornire tutti i servizi di cui un cittadino può necessitare. Arriviamo persino a credere che sarebbe opportuno non esistesse neppure uno “sbarramento” tra Regioni, e mentre lo affermiamo pensiamo agli abitanti di quei comuni di confine – Arabba, Arsiè, Cortina, Falcade, Fonzaso, Lamon, Longarone, Lorenzago e Lozzo di Cadore, Santo Stefano di Cadore e altri – che sono transfrontalieri per esigenze lavorative».
Infine, l’auspicio: «Chi ha il potere di decidere operi prestissimo, già da lunedì, scelte di assoluto buonsenso per il bene di tutti e la tenuta sociale del Paese, senza abdicare in favore di opache task force. Diversamente, dovremmo prendere coscienza, una volta per tutte, che stiamo vivendo in una democrazia sospesa, un’emergenza che nessun virus può davvero legittimare».