Operatori in subbuglio: il turismo invernale e la sua economia sono in ginocchio. E il senatore leghista, Paolo Saviane, prende posizione: «La mia profonda preoccupazione – afferma – nasce dal constatare la pressoché totale indifferenza che il Governo ha riservato alla montagna nei periodi di “normale amministrazione”, ma soprattutto in questo particolare periodo storico. Al netto della ferma e indiscutibile necessità di contrastare il maledetto virus che ha sconvolto la vita di tutti noi, non si può non sottolineare come il Governo stia penalizzando alcune categorie: come quella degli operatori del turismo invernale. Ad oggi gli addetti del settore continuano ad essere tenuti sulla graticola con la velata speranza di poter riaprire. Ma non c’è ancora un’idea di quando e come ripartire, nonostante le regioni e le province autonome abbiano fornito proposte e piani. Salvo miracoli, è del tutto evidente che la sbandierata riapertura degli impianti di risalita per il prossimo 18 gennaio appartiene più al mondo degli auspici che a quello della realtà».
Saviane chiama in causa pure le istituzionali locali: «Possibile che gli albergatori e tutti gli operatori legati al turismo invernale debbano rivolgersi all’opposizione governativa, alla Regione del Veneto e non vengano mai ascoltati o comunque non ricevano rassicurazioni su ristori e quant’altro necessario dal nostro ministro D’Incà e dall’onorevole De Menech? Perché il presidente della Provincia Padrin non alza forte la sua voce contro l’indifferenza verso la montagna?».
Il senatore delinea un quadro a tinte fosche: «Se il Governo non riuscirà a garantire alla gente di montagna l’attività di libera impresa sarà inutile fare filosofia e sociologia sullo spopolamento. L’abbandono delle terre alte sarà inevitabile. Ci vuole flessibilità e lungimiranza, perché la montagna, come tutto il nostro paese, è un sistema composto da molti segmenti complementari. E il Governo deve capire di cosa si sta parlando quando si pronuncia la parola “filiera”, spesso abusata e svuotata del suo vero significato». E conclude: «È necessario che tutti supportino gli operatori della montagna. Rivolgo un appello al Governo, in primis, e poi alle associazioni di categoria e ai sindacati. Il rischio reale, per il prossimo anno, non sarà quello di leggere una relazione sociologica sullo spopolamento della montagna, ma di trovare la stessa completamente deserta».