Salvato dall’abisso, Giorgio De Bona racconta la sua notte nel crepaccio

Salvato dall’abisso, Giorgio De Bona racconta la sua notte nel crepaccio

Se queste righe trovano spazio in versione culturale e non in cronaca (nera) è solo merito della determinazione, della lucidità, della forza d’animo. E anche di un pizzico di fortuna. Giorgio De Bona non lo nega affatto. Lo racconta con grande freddezza nel suo libro “Amore vieni a salvarmi”. È il suo debutto letterario, ma la penna scorre fluida, descrivendo in maniera netta, cruda e asciutta i fatti di quel giorno di dicembre di un anno fa che segnerà per sempre la vita sua e della sua famiglia. Da una parte la sua lotta per sopravvivere, in fondo a un crepaccio. Dall’altra, la speranza della moglie e dei figli.

La storia è stata al centro delle cronache dei giornali per diversi giorni. Prima come una ricerca di scomparso, poi come miracolo. E nel libro viene raccontato tutto. Ovviamente dal punto di vista di chi l’ha vissuta in prima persona, una notte nelle viscere della terra, sperando di farcela. Guardando la luna, battendo i piedi una notte intera per non morire assiderato. Gridando forte il nome della moglie Annalisa e dei figli Sebastiano e Michelangelo.

È il 18 dicembre 2021. Giorgio De Bona, da sempre appassionato di montagna, scialpinista esperto, esce di buon mattino per un’escursione sulle sue montagne, quelle di Chies d’Alpago. La neve fresca caduta da una decina di giorni è troppo invitante e rende quasi facile l’ascesa. L’intento è di tornare a casa per l’ora di pranzo. Ma la discesa si interrompe bruscamente. Giorgio cade in una dolina carsica. Ce ne sono tante nella zona. Lui lo sa. Ma adesso il fatto di saperlo non può aiutarlo in nessun modo.

A gran fatica riesce a scalare alcuni metri, fino a raggiungere una cavità più alta. La spalla sinistra è dolorante, le ginocchia sanguinano. La caduta per diversi metri, tra le rocce, non è stata priva di conseguenze. Giorgio è vivo, ma nessuno sa dove si trova. Uscire dalle viscere della terra è impossibile. Il cellulare non prende. E intanto a casa lo aspettano per pranzo, senza sospettare nulla

«L’imperativo era non perdere la calma» spiega Giorgio De Bona. Lo dice anche nel suo libro, che spiega tutto, i momenti difficili, i pensieri, la disperazione… e poi quell’elicottero che arriva e se ne va.

Lo stile è asciutto, essenziale. E forse per questo prende il lettore. Anche quello che sa – ovvio – che c’è il lieto fine. Giorgio dice di averlo scritto quella notte, passata all’interno della dolina, senza sapere per davvero se ce l’avrebbe mai fatta a uscirne. «Ce l’avevo in testa. Il libro l’ho pensato quella notte, quando dovevo rimanere concentrato per non addormentarmi, battendo i piedi. È sempre stato scritto dentro la testa, tatuato nel cervello. Poi metterlo su carta, con la penna, è stato più complicato. Però rivedo ogni giorno ogni singolo momento».

Se dovesse dire cosa lo ha salvato, Giorgio ha una certezza: «Non essere morto nella caduta. E poi il fatto di non essermi scoraggiato. Il pensare a chi mi aspettava a casa…».

L’esperienza raccontata nel libro non gli ha fatto cambiare idea sulla montagna, sull’andare in quota per escursioni. «Non mi fa paura la montagna. Sono tornato a vedere quella dolina, dall’alto, con mia moglie Annalisa. Non avrei nessun problema a rifare escursioni in solitaria… solo che non voglio avere problemi. Il pensiero di andare in ospedale mi blocca… se vado in montagna e mi rompo un dito, chissà poi cosa mi dicono. No, meglio di no».

Intanto però Giorgio ha ricominciato ad andare in montagna. Non da solo. Come non sarà solo per il debutto del suo libro, venerdì prossimo (24 febbraio) alle 20.30 al teatro minimo di Chies d’Alpago. Seguiranno altre presentazioni di “Amore vieni a salvarmi”, edito da Albatros. Ma si sa, quella in casa, la prima, è sempre la più emotivamente difficile. Lo sarà anche per uno che si è visto la morte in faccia e oggi può raccontarlo. 

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