Solidarietà e incentivi all’esodo volontario: anche i lavoratori dicono «sì». La crisi di Safilo può essere affrontata con più serenità. Anche perché le prospettive cambiano: non ci sono più i 400 esuberi sul tavolo, ma si guarda alla continuità produttiva del sito di Longarone. Motivi che hanno permesso alle assemblee di oggi (giovedì 5 marzo) di esprimere parare favorevole all’accordo sottoscritto tra azienda e sindacati lunedì scorso.
L’ACCORDO
L’ipotesi di accordo, arrivata dopo mesi di una complessa trattativa, prevede un impianto che opera su diversi livelli di intervento. Il succo, però, è semplice: ridurre al massimo gli effetti dei 400 esuberi dichiarati dall’azienda (su uno stabilimento da 860 lavoratori).
Da una parte sono previsti strumenti finalizzati alla difesa dell’occupazione e di incentivo all’esodo volontario, quali il contratto di solidarietà per 12 mesi rinnovabile, a fronte di un confronto fra le parti 3 mesi prima della scadenza del primo anno, per un ulteriore anno, e uno schema di incentivazione che può arrivare alle 12 mensilità; dall’altra, l’impegno per un confronto serrato con la Rsu e le organizzazioni sindacali territoriali, per individuare per ogni singolo reparto gli elementi di continuità e garanzia produttiva.
I SINDACATI
«Si è condiviso di valorizzare l’esperienza delle commissioni di efficienza nate con l’ultimo accordo integrativo, rilanciandone l’attività anche attraverso percorsi di formazione congiunti definiti appositamente – fanno sapere Femca Cisl, Filctem Cgil e Uiltec Uil -. L’accordo raggiunto è stato approvato dai dipendenti di Longarone a larghissima maggioranza, con la considerazione che questo schema deve rappresentare un punto di partenza e non di arrivo. La Safilo è un’azienda che rappresenta un patrimonio di storia e di competenze inestimabile che dev’essere difesa in modo forte e organico; l’ipotesi in questo riprende la necessità che l’intesa raggiunta a Longarone venga ricompresa in un accordo quadro da siglare al Mise , a ulteriore garanzia di una pressione importante da fare sulla proprietà e sull’azionista di maggioranza per un futuro di prospettiva e di mantenimento prima e di rilancio poi delle attività nel nostro Paese».