A battere un colpo forte e chiaro è stato il presidente dell’Associazione Rifugisti del Veneto (e gestore del “Città di Fiume”) Mario Fiorentini. E gli ha subito fatto eco l’Uncem, l’Unione nazionale Comuni Comunità Enti Montani. Il tema? Quello dell’applicazione delle norme anti-contagio nei rifugi alpini, a cominciare dai Green pass, e delle prospettive della stagione.
«Qui bisogna essere chiari e perentori – commenta il coordinatore provinciale di Forza Italia Dario Scopel -; tra il mese di agosto e l’inizio di settembre la montagna bellunese si gioca non soltanto la stagione estiva, ma un’intera annata di lavoro. Dopo l’inverno totalmente “off limits” a causa della chiusura degli impianti per il Covid e il mese di luglio caratterizzato da un’alta variabilità meteorologica, che ha tenuto molti appassionati lontani dalle nostre cime. I 40 giorni che abbiamo davanti sono decisivi per cercare di salvare questo difficilissimo 2021».
La capienza notturna nelle strutture alpine è ridotta della metà, mente non mancano le difficoltà di verificare la documentazione di accesso presentata soprattutto dagli escursionisti che arrivano dall’estero, con certificazioni spesso non omogenee a quelle previste nel nostro Paese. «Tutto questo – aggiunge il coordinatore azzurro – a fronte della piena disponibilità e intenzione da parte dei rifugisti di applicare in pieno la normativa prevista. Da loro era arrivata alla Regione anche la richiesta di istituire dei punti-tampone sui passi dolomitici, o in nodi strategici lungo i percorsi alpini, ma da Venezia nessuna apertura. Eppure, in una situazione come questa, il tampone potrebbe essere utilissimo a garantire elevati standard di sicurezza».
Scopel chiede rispetto e coerenza: «Il turismo veneto non è solo e soltanto il litorale marino o le città d’arte. Meritano rispetto anche gli operatori che, tra mille problemi, cercano di tenere aperte con tanto lavoro e passione le nostre strutture in vetta; i sacrifici di un anno, e forse più, si giocano nell’arco di poche decine di giorni: la Regione intervenga subito con ogni strumento utile perché un’occasione non si tramuti in una sconfitta annunciata, con i territori di montagna a pagare ancora una volta il prezzo più caro».