Ora c’è la fotografia dell’esistente. E anche le aspirazioni per il futuro, che mirano ad una gestione “in-house” della raccolta differenziata, con l’affidamento del servizio ad una società a completa partecipazione pubblica. Una società, o forse più d’una: tutto dipenderà dalla capacità di quelle attualmente operanti nel Bellunese (Bellunum, Ecomont, Valpe e Ponte Servizi) di lavorare in sinergia, magari (ma la prospettiva al momento è un po’ utopica) fondendosi in un’unica realtà. È tutto scritto nel documento presentato oggi ai sindaci dal presidente del consiglio di bacino “Dolomiti”, Adis Zatta, coadiuvato dal direttore Giuseppe Romanello. Il report fotografa lo stato dell’arte del settore dei rifiuti in provincia. Sono 17 gli enti competenti per la gestione: singoli comuni, unioni montane, che appaltano il servizio di raccolta a 11 soggetti differenti. Come detto, sono 4 le società a totale proprietà pubblica, ma ci sono anche soggetti privati e alcune realtà (come il Comune di Feltre o l’Unione montana Alpago) che gestiscono il settore in economia diretta, con mezzi e dipendenti propri. Un sistema che per legge non si potrà più fare. E per legge entro il 2021 bisognerà razionalizzare il sistema attuale, troppo frammentato, seguendo le linee guida di Arera, l’autorità di controllo nazionale. Zatta ha ottenuto dai sindaci il via libera per esplorare la possibilità che il futuro della raccolta differenziata in provincia sia, come detto, “In-house”, la soluzione più logica se si tiene conto del fatto che oggi il 94% della popolazione bellunese è servita da gestori pubblici. Non è detto che poi questa sarà la scelta definitiva, ma la strada sembra tracciata. L’assemblea ha anche deliberato l’ingresso nel consiglio di bacino di due nuovi membri: Luca Luchetta per l’Agordino e Mirko Menia D’Adamo per il Comelico.
- Belluno
- martedì, 17 Dicembre 2019
- Moreno Gioli
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