Qualche segnale positivo, ma gli infortuni sul lavoro restano costanti

Qualche segnale positivo, ma gli infortuni sul lavoro restano costanti

Nel 2024 in Veneto sono stati 70.186 gli infortuni sul lavoro, dei quali 58.700 in occasione di lavoro e 11.468 durante i trasferimenti. Un dato in linea con la serie storica degli ultimi trent’anni. Lo confermano le cifre raccolte dalle Inai e diffuse dalla CISL in occasione della Giornata Mondiale Giornata mondiale per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, celebrata ieri (28 aprile)

Calano invece gli infortuni con esito mortale. Sono stati 79 nel 2024, il 21,8% in meno rispetto all’anno precedente, ma il trend sembra destinato a risalire se si pensa che nei primi due mesi del 2025 nella nostra regione si contano già 15 morti sul lavoro. Rispetto ai territori è Verona la provincia più colpita dagli infortuni nel 2024 con 13.801, seguita da Padova 13.204 e Vicenza 13.090. Mentre riguardo agli infortuni con esito mortale, nello specifico Verona rimane al primo posto con 22 casi, seguono Venezia e Padova con 16.

Analizzando il profilo sociodemografico delle vittime (sempre secondo i dati delle denunce di Inail 2024), si osserva che la
fascia di età più soggetta a infortunio è quella under 25 che subisce il 24% del totale infortuni, seguita da quella tra i 45 e
i 54 anni (22%) e 25-34 anni (18%). Per gli infortuni mortali invece è la fascia tra i 55-64 anni a registrare il maggior numero
di denunce pesando per il 30% sui totali, seguita dai 45-54enni (23%).

Guardando alla distribuzione per genere, risulta come gli infortuni denunciati, anche con esito mortale, accadano per la
maggior parte a lavoratori uomini, dato molto probabilmente connesso a una maggior presenza maschile nei settori
produttivi più fragili: sono denunciati da loro il 67% degli infortuni, mentre se si guarda agli infortuni mortali la percentuale sale addirittura al 90%.
Sono per l’81% del totale relative ai lavoratori della macrocategoria dell’industria e dei servizi le denunce di infortuni
2024 (57.044), per il 16% di dipendenti delle pubbliche amministrazioni (10.935) e per il 3% di lavoratori del settore agricolo
(2.219). Sui 79 totali, ben 66 i casi mortali di industria e servizi, 12 in agricoltura e 1 nella pubblica amministrazione.
Guardando poi alle specifiche attività economiche e produttive (codici Ateco), a registrare le più alte numerosità di denunce, sempre nel 2024, sono la fabbricazione di prodotti in metallo, i lavori di costruzione specializzati, il commercio al dettaglio, la fabbricazione di macchinari e apparecchiature e l’assistenza sanitaria. Per gli infortuni mortali, troviamo al primo posto il trasporto terreste e trasporto mediante condotte e i lavori di costruzione specializzati.

E Belluno? La nostra provincia è l’unica che negli ultimi dieci anni ha registrato un aumento degli infortuni. Furono 2.848 le denunce nel 2014, sono state 2.965 l’anno scorso. Quattro invece gli infortuni mortali.

«Serve l’impegno da parte di tutte le istituzioni e parti sociali – commenta Francesco Orrù, segretario generale della Cisl Belluno – Treviso – a impegnarci al massimo per nuovi controlli, più controlli, più verifiche e soprattutto molta più formazione. Solo così riusciremo a migliorare questo trend che purtroppo ci preoccupa parecchio».

C’è poi il tema delle malattie professionali: «Altro tema che ci preoccupa parecchio – continua Orrù – è l’aumento delle denunce. Da un lato è un dato positivo perché stiamo facendo sempre più conoscere ai lavoratori e alle lavoratrici i pericoli presenti nel maneggiare determinati materiali o di svolgere mansioni in modo ripetitivo, che di fatto sono malattie professionali. Quindi aumenta il numero di denunce proprio per una maggiore consapevolezza, ma nel contempo dobbiamo cercare di salvaguardare meglio i posti di lavoro».

Secondo i dati Inail, nel 2024 in Veneto sono state 5.510 le denunce di malattia professionale. Ai primi posti delle patologie oggetto di denuncia troviamo malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo (4.233 denunce, ossia ben il 77% del totale), malattie del sistema nervoso (533) e malattie dell’orecchio e dell’apofisi mastoide (279).

Batte sul tasto della consapevolezza anche Denise Casanova, segretario provinciale della Cgil Belluno: «Bisogna costruire una cultura della sicurezza che parta dalla scuola, io credo anche dalla scuola primaria – sono le sue parole -. Serve più capacità di creare cultura della sicurezza. Altrimenti continueremo, invece che guadagnarci da vivere, a guadagnarci da morire».

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