Più che contro il governo e il Dpcm, a favore del lavoro e della ripresa delle attività.

Si preannuncia costruttiva la protesta organizzata a Belluno per lunedì prossimo (2 novembre). Data significativa: sarebbe il giorno dei morti, ma baristi, ristoratori e altre categorie penalizzate dall’ultima stretta anti-Covid si sentono vivi e vogliono continuare a esserlo. Per questo scenderanno in piazza. E lo dicono fin da subito: distanziamento e mascherina saranno obbligatori. Insomma, niente di paragonabile alle scene di ordinaria follia registrate in altre piazze d’Italia, dove negazionisti e facinorosi hanno dato sfogo a malcontenti sfociati in distruzione di vetrine e tafferugli.

Belluno, in ogni caso, vuole esserci e far sentire la propria voce. «Per difendere il diritto al lavoro, il diritto all’istruzione e il diritto alla salute» spiegano gli organizzatori. «Scendiamo in piazza per esprimere il nostro disaccordo sulle misure imposte nel nuovo Dpcm di Conte. Scendiamo in piazza perché crediamo che i sacrifici vanno fatti sì, da tutti, ma devono portare una soluzione che questo governo non propone minimamente. Scendiamo in piazza perché crediamo che per sconfiggere un virus non serve a distruggere l’economia di un Paese. Ordinatamente, in maniera pacifica e composta, rispettando le disposizioni anti-Covid, perché teniamo alla salute nostra e delle nostre famiglie, ma teniamo anche a far valere le nostre ragioni».

Scenderà in piazza il malcontento dei bar e dei ristoranti costretti a chiudere alle 18, insieme a quello delle altre attività economiche che si sentono penalizzate dalle ultime decisioni del governo. Appuntamento in piazza dei martiri alle 18.30, mezzora dopo l’orario delle serrande abbassate.