Può esistere un lato oscuro anche nel buio più profondo? Sì, esiste. Soprattutto se il buio è rappresentato dalla violenza sulla donna. Una violenza spesso taciuta. Nascosta. Come i riflessi sulle altre vittime dei maltrattamenti in famiglia, all’interno delle mura domestiche: mura in cui vivono le donne, spesso madri. E i loro figli. I bambini: vittime a loro volta di un mondo sommerso.
Un mondo che qualcuno prova a portare a galla. A illuminare. E di fronte al quale non si può – o meglio – non si deve chiudere gli occhi. Quel qualcuno è un’associazione nata nel 2004, a Trichiana (comune di Borgo Valbelluna). Porta il nome di una ninfa, Dafne, ed è sorta in seguito alle atrocità commesse da un maestro: sessuali, nei confronti delle bimbe. E fisiche, verso gli alunni.
«La chiave – spiegano dall’associazione Dafne, con la presidente Francesca Pallotta, la vice Luigina Redezza e la segretaria Monica Visigalli – è legata alla prevenzione rispetto a qualsiasi forma di sopruso. Perché prevenire certi atteggiamenti è l’unico modo per avere, un domani, degli adulti migliori».
È un percorso lungo, difficile. A volte doloroso. Altre ancora, lacerante: «Spesso, dietro alle donne colpite dalla violenza, ci sono i bambini. Ma questi aspetti non emergono perché non sempre le madri riescono ad avere strumenti per affrancarsi dalla loro situazione».
Anche il territorio provinciale nasconde storie da brividi: «Bimbe trattate come auto sportive, che diventano amanti del padre e vengono “cedute” allo zio. E, adulate al pari di regine e principesse, scoprono soltanto in età adolescenziale, parlando con i coetanei, che hanno subìto un abuso. E di essere delle vittime. In questo senso, è doveroso che i bambini abbiano la consapevolezza delle loro emozioni. Una consapevolezza di cui dobbiamo farci carico noi adulti».
C’è ancora parecchia strada da fare: «La violenza sui minori viene perpetrata in maniera trasversale. E in ogni tipologia familiare». Eppure, la sensibilità rispetto a certe tematiche è cambiata: «Sì, è aumentata sensibilmente. Ora abbiamo maggiori strumenti per decodificare i messaggi non verbali dei piccoli. E interrompere la catena di violenza». Una catena che va spezzata, prima che si trascini fino all’età adulta: «Ovvero, quando i traumi si manifestano in maniera acuta. E incidono sui comportamenti affettivi».
Insomma, tutelare le donne significa tutelare i bambini: il nostro futuro.
Ricordarlo oggi, in una giornata così particolare, è importante.
Ricordarlo sempre, in ogni momento dell’anno, è vitale.