I grandi laghi del Bellunese sono nati come bacini idroelettrici, ma anche come serbatoi d’acqua per la pianura. Col tempo però hanno visto svilupparsi un ampio settore turistico sulle loro sponde. È normale quindi che ogni volta che cala il livello dell’acqua, qualcuno alzi le antenne e si allarmi. Se succede in un anno di siccità, in cui l’acqua diventa ancora più preziosa, l’allarme è a sirene spiegate. 

È quello che è successo nei giorni scorsi, quando si è sollevata la preoccupazione di alcuni sindaci per i prelievi d’acqua. Tra qualche settimana poi comincerà la laminazione, con l’abbassamento programmato (o svuotamento) del lago di Centro Cadore (in foto). Quindi, altro allarme.

Ci pensa la Regione a placare gli animi. Il soggetto attuatore per il coordinamento per l’emergenza idrica in Veneto – Nicola Dell’Acqua – ha preso carta e penna, e ha spiegato quanto sta accadendo.

«In riferimento al decreto del soggetto attuatore che dispone di attivare alcune azioni per contrastare il cuneo salino del Livenza in modo da garantire acqua potabile negli abitati di Caorle, si precisa che non sono state fatte derivazioni maggiori dai laghi di Santa Croce e Pieve di Cadore. Infatti dal 25 luglio, data di insediamento dell’Unità di crisi, non sono aumentati i prelievi nei citati laghi. L’unico lago dal quale è aumentato il prelievo dal 2 agosto è quello del Mis, ma si è trattato di un prelievo temporaneo. Infatti, già da domani (oggi, 5 agosto, ndr), anche questo lago rientrerà nei prelievi ordinari. Tali affermazioni sono certificate dai dati relativi a quote e derivate nel periodo indicato. Se, nelle more dello stato di emergenza idrica, si dovessero verificare condizioni tali da dover ricorrere a maggiori prelievi dai laghi citati come da altri laghi del Veneto, i sindaci dei Comuni coinvolti sarebbero interpellati prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’interno dell’Unità di Crisi».