Pochi, anziani e senza ricambio: tra 15 anni, al lavoro bellunese mancheranno 23mila unità

Pochi, anziani e senza ricambio: tra 15 anni, al lavoro bellunese mancheranno 23mila unità

La sentenza è chiara: «Con questi numeri, tra quindici anni in provincia di Belluno mancheranno almeno 23mila lavoratori». La Cisl Belluno Treviso lancia l’allarme dal suo congresso, iniziato ieri pomeriggio a Cison di Valmarino; proprio l’analisi su popolazione e occupazione nelle due province ha aperto la due giorni di lavori.

La “glaciazione demografica”

La ricerca condotta dal sindacato parte dal quadro demografico provinciale, uno scenario preoccupante e testimoniato dai numeri:

  • calo continuo dei residenti dal 1982 ad oggi, -10,1% (da 220mila a nemmeno 198mila);
  • invecchiamento della popolazione: le previsioni indicano che nel 2043 la fascia 0-34 anni “peserà” per il 28,4% (contro il 46,6% del 1982), mentre gli over 65 saliranno al 35,7% (contro il 16,2 di quarantatre anni fa);
  • questa situazione porterà ad un ulteriore invecchiamento della popolazione attiva, fenomeno già in essere visto che in dieci anni l’età media dei lavoratori bellunesi è salita da 43,3 anni a 45,4 anni.

«Con l’invecchiamento della popolazione, crescerà anche la richiesta di servizi, – ha commentato il segretario generale della Cisl Belluno Treviso, Francesco Orrù – ma allo stesso tempo diminuirà il numero di lavoratori, ossia di chi paga quelle tasse che permettono di pagare e garantire quegli stessi servizi».

Il futuro del lavoro bellunese

Il calo dei lavoratori evidenziato da Orrù è certificato dai numeri: nell’arco di dieci anni (2013-2023), il numero degli occupati è rimasto sostanzialmente stabile, ma

  • i lavoratori tra 55 e 64 anni sono aumentati del 60% (da 12mila a 20mila);
  • quelli over 65 sono praticamente raddoppiati (da 1900 a 3600, +84%);
  • i giovani tra i 35 e 44 anni vedono un crollo di mille unità all’anno, passando da oltre 28mila a 18mila (-37%), mentre è più contenuto – ma comunque presente, -5% – il calo nella fascia 25-34 anni (da 16.300 a 15.500)

Proiettando da qui a 15 anni i nuovi ingressi e le uscite per pensionamento, si stima che nel 2040 in provincia di Belluno mancheranno circa 23mila lavoratori.

Una soluzione potrebbe arrivare dalla manodopera straniera, ma il Bellunese sembra aver perso la sua attrattività: dopo il “boom” che tra il 2002 e il 2014 ha visto il numero di lavoratori stranieri in provincia salire da 5mila a quasi 13mila, questo valore è ormai stabile attorno alle 12mila unità da dieci anni consecutivi.

Redditi in salita, ma l’inflazione cresce di più

Un dato in crescita è rappresentato dai salari medi annui (la somma di tutti i redditi prodotti in provincia, indipendentemente dal tipo di contratto e di settore, divisi per numero di lavoratori) che – dopo il crollo Covid del 2020 – sono cresciuti di poco meno di 2mila euro in due anni, passando dai 24mila del 2021 ai quasi 26mila del 2023; dal 2016, i salari sono cresciuti del 15%.

Più dei salari però è salita l’inflazione, che nello stesso arco di tempo è cresciuta del 19,7%; come armonizzare stipendi e caro vita? «Da un lato, lavorando sui rinnovi dei contratti nazionali, di quelli territoriali e di quelli aziendali; dall’altro, ribadiamo come sia necessaria una riforma fiscale che non veda tutti gli aumenti finire nelle casse dello Stato: chiediamo con forza quindi che tutti i prossimi rinnovi contrattuali vengano esentati dal pagamento delle tasse», l’annuncio di Orrù.

Case, una su due non è abitata

Infine, un focus della ricerca è stato dedicato a quella che in provincia di Belluno è ormai una vera e propria emergenza, quella abitativa.

  • In provincia, al 2021 risultavano 178mila abitazioni; di queste, 86mila (il 48%) risultano non occupate (vuote o abitate da non residenti);
  • cinquant’anni prima, nel 1971, questa percentuale era del 22% (19mila case non abitate su 87mila);
  • la percentuale di abitazioni non abitate si impenna nelle aree montane turistiche, dove la media è del 60% con picchi dell’80% in comuni come Cortina d’Ampezzo o Livinallongo del Col di Lana;
  • in questo “sbilanciamento” pesano molto la presenza di seconde case, gli alloggi stagionali o gli affitti brevi; si stimano oltre 3500 alloggi affittati su AirBnb in provincia.

Oggi la seconda parte del congresso

Dopo un pomeriggio dedicato alla presentazione della ricerca e allo svolgimento delle pratiche burocratiche, oggi il congresso entrerà nel vivo con il dibattito, gli interventi dei delegati (oltre 250 quelli accreditati) e la conclusioni del segretario generale della Cisl Veneto Massimiliano Paglini. Tra la tarda mattinata e il primo pomeriggio, le operazioni di voto con la proclamazione degli eletti a metà pomeriggio e la successiva convocazione del Consiglio generale per l’elezione degli organismi statutari.

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