“Orti rupestri”, nasce il centro di raccolta dei semi antichi

“Orti rupestri”, nasce il centro di raccolta dei semi antichi

Fare agricoltura, in montagna, non è semplice. Le pendenze rendono tutto più faticoso. La roccia sotto quel poco di terra che consente la coltivazione è dura. E il clima accorcia l’anno agrario, moltiplicando gli sforzi necessari a produrre qualcosa. Eppure per secoli le popolazioni della montagna bellunese hanno vissuto dei prodotti della terra. E anche nel famoso “an de la fam”, chi aveva l’orto o un campicello era ricco.

Oggi, in epoca di industria spinta e occhialeria dilagante, il benessere e la ricchezza sono altri, apparentemente. Chi è lungimirante però non lascia del tutto la vecchia ruralità, fatta di prodotti genuini e di biodiversità. Ne sanno qualcosa a San Tomaso Agordino, dove ieri (18 novembre) è stato inaugurato il nuovissimo Centro per la raccolta, conservazione, riproduzione e scambio dei semi delle antiche varietà locali. Un museo, ma anche un laboratorio attivo, dove vengono conservate e scambiate le sementi, con l’obiettivo di moltiplicarle e diffondere nuovamente la cultura rurale di un tempo.

Il progetto si chiama “Orti rupestri” e parte dall’idea di recuperare i prodotti orticoli che un tempo erano la base della sussistenza quotidiana in Alto Agordino. Orzo, soprattutto. Ma anche fave, patate, fagioli. Prodotti che oggi si trovano facilmente al supermercato. Ma perché acquistare quello che si può autoprodurre? Tanto più che la conservazione delle specie autoctone è fondamentale per la biodiversità. E può avere anche una funzione turistica, in un’epoca in cui il prodotto di nicchia locale può diventare ricercato da chi vuole assaporare un territorio.

La nuova struttura, grazie a fondi Gal, è stata ricavata in quella che una volta era la vecchia scuola primaria. Stanze allestite a museo, più laboratori e sala conferenze. E già questo è un messaggio dirompente: le scuole hanno sempre meno abitanti, a causa della crisi demografica; recuperarle con altre destinazioni è un segnale contro lo spopolamento della montagna. Farlo attraverso un progetto di tutela e sviluppo del settore primario, è ancora più significativo. 

All’ingresso del Centro è stato scoperto anche un graffito di Dunio Piccolin. Raffigura una scena agricola d’epoca.

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