Nuova vita per il sito archeologico di Monte Calvario. Là dove è nato l’alfabeto runico

Nuova vita per il sito archeologico di Monte Calvario. Là dove è nato l’alfabeto runico

Che sia stata una scoperta sensazionale, è riduttivo. Il sito archeologico del Monte Calvario, ad Auronzo, è uno scrigno di storia e di eccezionalità. Primo perché un santuario a gradoni tipico del Centro Italia è quanto mai insolito in Val d’Ansiei. E poi perché secondo gli ultimi studi qui sarebbe nata la scrittura runica, quella anticamente utilizzata dalle popolazioni germaniche. Basta per accendere la curiosità dei visitatori? Sì, perché il sito archeologico può essere visitato. Oggi (martedì 1° giugno) sarà inaugurato il progetto di valorizzazione turistica del sito, con un centro visitatori e nuova tabellonistica.

Il santuario è venuto alla luce nel 2000, grazie alla scoperta di alcuni appassionati di storia locale (Giovanni Zandegiacomo Seidelucio, Elio Vecellio Galeno e Marilisa Zandegiacomo Sampogna). Da allora si sono succedute varie campagne di scavo e nel dicembre 2006, nella sala dei Dioscuri del Quirinale, il sito archeologico del Monte Calvario era stato presentato dalla Soprintendenza del Veneto come uno dei siti in fase di scavo più importanti di tutto il nord e centro Italia, ponendo la Val d’Ansiei sotto le luci della ribalta nazionale.

Le motivazioni di tanto interesse da parte degli studiosi sta nel fatto che il santuario è di tipologia centro italica, a gradoni, insolito per le zone alpine, il cui confronto trova paragone solo nei santuari vicino alla città di Roma. Ma la scoperta di livello internazionale è che il santuario del Monte Calvario è uno dei luoghi dove è nata la scrittura runica, in uso anticamente nelle popolazioni scandinave e germaniche, che starebbe alla base dell’inglese e del tedesco moderni. 

«Il progetto di valorizzazione che sarà inaugurato martedì prevede una nuova viabilità di accesso con il recupero del sentiero della via Crucis, un centro informativo all’aperto con aree di sosta attrezzate e una nuova tabellonistica, ed è stato finanziato dalla Regione Veneto con un contributo di 266mila euro, cofinanziato dal Comune di Auronzo con 144mila euro – spiega la sindaca, Tatiana Pais Becher -. I fondi per le varie opere realizzate dal 2000 ad oggi, dall’indagine archeologica al restauro, dalla valorizzazione alla divulgazione, provengono per la maggior parte da contributi del Comune, con le varie amministrazioni che si sono succedute negli anni, a dimostrazione di un grande interesse da parte degli organi competenti sia sotto l’aspetto culturale che turistico».

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