«Non lasciateci estinguere»: il grido di allarme dei ladini arriva a Strasburgo

«Non lasciateci estinguere»: il grido di allarme dei ladini arriva a Strasburgo

«Non lasciateci estinguere». E’ un vero e proprio grido di aiuto quello lanciato ieri a Strasburgo dalla delegazione di ladini bellunesi che hanno presentato ai parlamentari europei dell’Intergruppo che si occupa di minoranze linguistiche il “Rapporto sulle cause della progressiva estinzione delle minoranze linguistiche ladine della provincia di Belluno in conseguenza delle politiche attuate dallo Stato italiano”. Un corposo documento, realizzato dal sociologo Diego Cason, che analizza con i dati la disparità di trattamento riservata alla comunità ladina in Veneto rispetto a quella delle valli trentine e altoatesine. Eppure la legge di tutela esiste dal 1999.

In provincia di Belluno sono 38 i Comuni dichiarati ladini (su 61) con circa 54mila abitanti. Le persone parlanti ladino sono tra le 15.000 e le 19.000. Un numero simile al Trentino. Ma con un trattamento ben diverso, come puntualizza lo stesso Cason: «Se il Trentino stanzia ogni anno 700mila euro, la Provincia di Bolzano 1,8 milioni e il Friuli addirittura 4,7 milioni, la Regione Veneto per le minoranze linguistiche (cimbri, ladini, friulani) ha portato il finanziamento dai 125mila euro del 2006 ai 43mila euro del 2021. Meno di un decimo di quanto stanziano per le sagre».

La delegazione ladina (formata da Beatrice Colcuc, Davide Conedera, Silvia De Martin Pinte, Roberto Brustolon e dal presidente della Federazione Unioni ladine bellunesi, Lucio Eicher Clere) ha portato così a Strasburgo alcune istanze per scongiurare l’estinzione della lingua ladina. Tra le quali la richiesta di una risoluzione in Parlamento Europeo per preservare il ladino parlato in provincia di Belluno e rendere noto il problema a livello europeo; sollecitare Governo e Regione a garantire i diritti delle minoranze ladine; una visita degli eurodeputati sul territorio per toccare con mano la situazione.

«Siamo venuti in Europa per dimostrarci compatti e per cercare soluzioni alle disparità che viviamo quotidianamente sulla nostra pelle. – il commento a fine incontro – Abbiamo portato qui la nostra voce perché non vogliamo chiuderci nelle nostre valli; crediamo che la tutela della minoranza linguistica ladina sia un principio fondamentale da difendere in nome dei valori europei. Portare la lingua ladina nel Parlamento Europeo è motivo di orgoglio e ci dà speranza per il futuro della nostra terra».

Il centro dell’intervento è stata la richiesta di maggiore autonomia per il territorio bellunese non solo per poter evitare l’estinzione della lingua ladina, ma per contrastare il fenomeno dello spopolamento della montagna. Le politiche di indebolimento delle autonomie locali, con i tagli alle risorse e la drastica erosione di ogni capacità decisionale, mettono il futuro delle comunità alpine in grave pericolo. I dati demografici non lasciano scampo: senza un cambio di marcia, entro pochi anni si assisterà alla scomparsa di molte della comunità in quota della provincia di Belluno.

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