“No plastic girls”: quando l’amicizia si intreccia alla cura per l’ambiente

“No plastic girls”: quando l’amicizia si intreccia alla cura per l’ambiente

Plastica, plastica e ancora plastica. 

Nel bidoncino del secco ce n’è forse un po’ troppa, di sicuro troppi imballaggi di cibi industriali. In quello della differenziata, ecco flaconi di detersivo, shampoo e qualche bottiglietta di acqua minerale. 

Fare la spesa con la sporta in stoffa, decisamente non basta. E allora come si può ridurre la plastica tra i rifiuti? Innanzitutto, rivolgendosi a un gruppo di esperte: le NoplasticGirls, donne attente all’ambiente che le circonda, decise a dare un contributo concreto per migliorarlo. Vivono tra Belluno, Valdobbiadene e Montebelluna: Michela Canova, Katia Mella, Annamaria Tiberio, Laura Boschiero, Cristina Zadra, Claudia Corrado e Gloria Rech, da un paio di anni, si sono attivate per liberare la loro quotidianità e il loro territorio dall’usa e getta. «Siamo un gruppo di amiche – spiega Gloria – appassionate di montagna e, chiacchierando durante le passeggiate, abbiamo pensato di promuovere le nostre idee attraverso una pagina Facebook e un profilo Instagram, per condividere con ironia e simpatia, consigli, suggerimenti e notizie ambientali». La teoria, però, non basta e infatti le NoplasticGirls hanno partecipato a giornate ecologiche per la raccolta di rifiuti in collaborazione con associazioni come la Pro Loco di Valdobbiadene e Lega Ambiente di Sernaglia della Battaglia, oppure in forma autonoma: come a marzo lungo la strada che porta in Nevegal. Sono anche ambasciatrici dell’associazione Tappo Divino di Pordenone: i proventi della raccolta di tappi di sughero vengono donati al volontariato sociale, nel Bellunese a Dynamo Camp.

Lo sforzo principale si concentra sulla vita di tutti i giorni, studiando e raccogliendo informazioni sulle pratiche meno inquinanti. Si comincia facendo la spesa: portare la sporta da casa va bene, poi bisogna controllare gli imballaggi dei prodotti e preferire quelli riciclabili, prediligere l’acqua del rubinetto e le bibite in bottiglie di vetro. Quando è possibile, acquistare prodotti sfusi portando i propri recipienti. Servirsi dei distributori di latte e di acqua. Al lavoro o in montagna, utilizzare le borracce, nei picnic bandire piatti e posate usa getta, esistono quelli di plastica rigida lavabile. «Durante i nostri incontri conviviali – racconta Gloria – abbiamo chiesto a ognuno di portare il proprio bicchiere». Chi vuole spingersi oltre può imparare come produrre in casa sapone e altri detergenti, mentre gli appassionati di cucina possono preparare dolci, pane e pasta, evitando così di riempire il proprio bidone del secco con sacchetti su sacchetti di plastica.

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