«No paura day» atto secondo. Ma c’è chi prende le distanze anche tra i commercianti

«No paura day» atto secondo. Ma c’è chi prende le distanze anche tra i commercianti

Da una parte chi ha deciso di manifestare la propria contrarietà a chiusure, restrizioni e compagnia cantante. Dall’altra chi ritiene che scendere in piazza sia controproducente. È il sabato bellunese. Spaccato in due.

Oggi pomeriggio, alle 16, Piazza dei Martiri ospiterà il secondo “No paura day”, l’incontro dichiaratamente definito «apartitico, per la libertà di pensiero e parola». Dopo l’edizione del giorno di Pasquetta (in foto), stavolta parleranno dal palco la sociologa Manuela Zorzi, l’avvocata Laura Migliorini e Marco Piccoli (esperto di comunicazione integrata). 

Una parte della città però non gradisce. L’associazione “Botteghe aperte” prende apertamente le distanze. Lo fa con una lettera aperta al territorio. «abbiamo saputo che sabato 24 si terrà il secondo appuntamento del “No paura day” dopo l’evento del 5 aprile. In quella piazza noi non ci saremo» scrivono. «Mancano tre giorni alle fantomatiche riaperture immaginate dal governo, ma ad oggi non sappiamo nemmeno chi dei nostri bottegai potrà riaprire, chi no, chi invece potrà ma sceglierà di stare chiuso. Un’altra volta la stessa storia: norme ambigue e incomprensibili, che lasciano grande spazio all’interpretazione, un’altra volta in attesa dei “ristori” che stiamo aspettando da gennaio, un’altra volta a non saper che dire ai nostri dipendenti. Anche noi siamo arrabbiati, esausti, pieni di paure e incertezze per il futuro, ma il nostro sforzo deve essere nel trovare regole condivise per ripartire, non certo nel non rispettarle. Da lunedì saremo noi a dover gestire tutto questo, nei nostri esercizi che vogliamo rimangano spazi di accoglienza per tutta la comunità. Quello che chiediamo come “Botteghe aperte” ormai è chiaro: norme semplici e uniformi in tutto il Bellunese che ci mettano in condizione di lavorare serenamente. Speriamo allora che prevalga la voglia di ripartire assieme, tra di noi che in fondo camminiamo sulle stesse strade, beviamo negli stessi bar, viviamo negli stessi paesi. In caso contrario, non mancheremo di far sentire anche la nostra voce all’istituzioni locali e ogni livello di responsabilità e rappresentanza politica, sociale ed economica».

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