«La questione del mini idroelettrico continua a tenere banco. A questo punto serve un chiarimento sistematico e analitico che ci consenta di sbloccare una situazione spinosa». Lo dice il presidente della Provincia di Belluno dopo che gli uffici di Palazzo Piloni hanno ricevuto il parere dell’Antitrust rispetto alla richiesta fatta nel mese di luglio.
LA QUESTIONE
Agcm (Autorità garante della Concorrenza e del Mercato) aveva aperto un’istruttoria dopo la delibera del consiglio provinciale del 30 luglio in cui l’amministrazione di Palazzo Piloni chiedeva regole uniformi sul rinnovo delle concessioni scadute e in scadenza per le derivazioni del mini idroelettrico. Vale a dire l’esercizio delle centraline di potenza inferiore ai 3 MW (piccoli impianti, perlopiù di proprietà dei Comuni, per quanto riguarda il territorio bellunese): al momento infatti sono una trentina gli impianti con concessione già scaduta (un terzo dei quali di proprietà comunale) mentre altre sono di prossima scadenza; e secondo la Direttiva Servizi 2006/123/CE (la cosiddetta Bolkestein) queste centraline andrebbero messe in concorrenza. Significa indire una gara per il rinnovo delle concessioni. Ma la Provincia aveva sollevato due questioni: la prima perché non risulta chiaro se l’oggetto da mettere a gara sia la concessione idrica con l’impianto di produzione idroelettrica oppure solo la concessione; la seconda relativa alla proprietà degli impianti esistenti e delle regole di indennizzo. In tal senso, il consiglio del 30 luglio aveva approvato un ordine del giorno che garantiva lo stato di fatto per l’esercizio delle centraline di potenza inferiore ai 3 MW con concessione scaduta o in scadenza, così da non bloccare l’attività degli impianti.
LA RISPOSTA DI AGCM
Agcm ha risposto pochi giorni fa, ritenendo che la posizione assunta dalla Provincia di Belluno sia in contrasto con la normativa nazionale ed eurounitaria in materia di concorrenza, e auspicando che l’ente proceda celermente a predisporre procedure competitive coerenti con quanto richiesto dall’articolo 12 della Direttiva n. 2006/123/CE per la riassegnazione delle concessioni mini idro scadute o in scadenza.
«In realtà il focus di quanto avevamo chiesto e il focus della risposta dell’Antitrust non sono perfettamente sovrapponibili» sostiene il presidente della Provincia Roberto Padrin. «Rimangono diverse questioni non risolte: quelle del subentro del nuovo concessionario nell’impianto esistente, per il quale l’Antitrust rinvia a un fantomatico “caso per caso”; e le regole delle gare per le quali Agcm rinvia al grande idroelettrico, o ad altre modalità stabilite dall’autorità competente. Ma il grande idroelettrico ha alle spalle un’apposita normativa che stabilisce il passaggio di proprietà allo Stato, prima, e alle Regioni dopo, quindi anni di norme precedenti alla Bolkestein, mentre il piccolo idroelettrico no». «E poi, se ciascuna autorità competente stabilisce le “sue” regole, il principio della concorrenza uguale per tutti viene stravolto» aggiunge il consigliere delegato al demanio idrico, Massimo Bortoluzzi. «Le risposte di Agcm non affrontano le problematiche collegate ai rinnovi in modo analitico. È per questo che abbiamo intenzione di non abbandonare la partita ma di chiedere un ulteriore approfondimento. Non vogliamo mettere in discussione Agcm ma avere una risposta che sia certa e sicura rispetto ai punti interrogativi sollevati. Per questo, appoggeremo la Regione Veneto nelle iniziative che vadano nella direzione di sollecitare al Governo la modifica normativa a livello statale, per poter attuare quanto oggi chiede Agcm e di conseguenza andare a gara, ponendo come aspetto prioritario l’interesse pubblico. Come Provincia, attraverso il quesito inviato ad Agcm, abbiamo informato il senatore De Carlo per creare dei canali affinché si possa sbloccare questa situazione, nella consapevolezza di quanto importante sia il tema per un territorio che ha nell’acqua una delle sue più grandi ricchezze».