Non si sblocca la situazione per quanto riguarda il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici. Le trattative con le associazioni datoriali sono tuttora sospese e così continua la mobilitazione da pare dei sindacati. «Con la fine di aprile le ore di sciopero realizzate dai metalmeccanici del comparto industria sono arrivate a 32 – spiega il segretario della Fiom Cgil, Stefano Bona. «Quattro pacchetti di sciopero da otto ore, dell’intera giornata o articolate in più giorni e con diverse modalità durante tutto il mese di aprile nelle fabbriche con Rsu». In quelle prive di rappresentanza sindacale, invece, la mobilitazione è andata in scena lunedì.
Alla Lu.Ve group di Limana, ad esempio, lo sciopero è stato articolato con la sospensione delle attività lavorative per due ore a fine turno per le giornate del 28, 29, 30 aprile e 5 maggio. Alla Epta Costan le ore di sciopero sono state definite dalla Rsu a scelta di lavoratori e lavoratrici secondo degli scaglioni: otto ore in una volta sola o, in alternativa quattro ore lunedì 28 e quattro martedì 29. Alta la partecipazione registrata, con punte del 90% alla Pandolfo, alla Hydro extrusion di Feltre, 80% al primo turno della Lu.Ve., 75% alla Giorik-Metalba e 60% alla Videndum. Altissima l’adesione anche alla Epta – Costan di Limana, la più grande azienda metaalmeccanica della provincia, dove le linee produttive sono rimaste in gran parte ferme per mancanza di addetti.
«Continua la forte mobilitazione delle metalmeccaniche e dei metalmeccanici bellunesi per riconquistare il tavolo della trattativa sul rinnovo del contratto collettivo», conclude Bona. «La partecipazione agli scioperi articolati azienda per azienda e alle assemblee testimonia la loro ferma volontà di avere un nuovo contratto che, a cominciare dalla questione salariale, vada oltre il recupero dell’inflazione programmata e che aumenti davvero il potere d’acquisto dei lavoratori e delle lavoratrici, oltre a rispondere alle loro aspettative su diritti, salute e sicurezza e contrasto alla precarietà, per una nuova stagione che riporti il lavoro al centro degli interessi collettivi».