Non è sparando che si risolve il problema: ne è convinta la consigliera regionale di Europa Verde, Cristina Guarda, intervenuta sulla questione legata al lupo.
«La presenza di lupi in Veneto non è una novità, ma a ogni nuovo avvistamento riparte la voglia di sparare da parte di qualcuno. Va però ricordato che attualmente la gestione del lupo avviene attraverso l’applicazione della direttiva Habitat e del Dpr 357/1997 che prevedono diversi livelli di azione nella la gestione dell’animale selvatico. Servono innanzitutto azioni di prevenzione e ancor prima di monitoraggio, utilizzando i finanziamenti europei. Quando si parla di prevenzione non ci si deve semplicemente limitare all’introduzione di cani da difesa o recinti copia-incolla e di contenimento (non difesa) del bestiame: si deve integrare lo studio con lo studio di un piano personalizzato malga per malga, ognuna con i propri sistemi di dissuasione e prevenzione, che scoraggino gli attacchi al bestiame e indirizzino i lupi verso la selvaggina. L’abbattimento quindi non può essere la priorità di chi intende affrontare con serietà la questione».
La consigliera cita le esperienze in Francia, Spagna, Svezia, Norvegia: «Ci confermano come l’attività di prelievo, se avviene in assenza di sistemi di prevenzione, rischia di diventare assolutamente inutile e controproducente. la stessa autorità francese ha confermato che abbattimenti casuali producono la moltiplicazione dei lupi e degli attacchi al bestiame, perché i lupi, se da soli, di certo non cacciano prede selvatiche. Inoltre in Veneto patiamo gli effetti di alcune decisioni prese a livello regionale: innanzitutto va segnalato che le risorse messe a disposizione della gestione dei lupi sono esigue. Poi i mezzi messi a disposizione non appaiono essere all’altezza della situazione: vedi ad esempio il modello delle reti di contenimento del bestiame, non quindi recinzioni protettive, acquistate dalla Regione come unica soluzione preventiva».
E conclude: «Prima di suggerire l’abbattimento proviamo a pensare come la presenza di lupi possa essere utile al contenimento di altre specie, come i cinghiali ad esempio, e come essa sia indicativa della qualità del nostro territorio in termini di biodiversità. Il Veneto lamenta l’assenza di una legge nazionale, in realtà un diverso approccio a livello regionale potrebbe da solo migliorare di molto la situazione».