Lo sciacallo dorato abita tra le Dolomiti: individuata una coppia con tre cuccioli

Lo sciacallo dorato abita tra le Dolomiti: individuata una coppia con tre cuccioli

Un ululato, diffuso dagli altoparlanti. E dopo qualche secondo, una serie di ululati di risposta. È il segnale che polizia provinciale e ufficio faunistico aspettavano: lo sciacallo dorato sulle Dolomiti non è solo di passaggio, ma si riproduce e vive stabilmente, in branco.

Lo certifica la prova bio-acustica raccolta mercoledì scorso nei boschi attorno a Santo Stefano di Cadore. Grazie a un sistema standard di richiami (GoJaSe, Golden Jackal International Study Europe) che consiste nell’emettere artificialmente ululati di un gruppo riproduttivo territoriale di sciacalli dorati, Stefano Vendrami dell’ufficio faunistico di Palazzo Piloni, con l’agente di polizia provinciale Michele Cassol e Luca Lapini (uno dei massimi esperti italiani della specie) sono riusciti a stimolare la risposta di un gruppo di canis aureus: probabilmente una coppia con tre piccoli.

La risposta agli ululati artificiali è la prova inconfutabile della presenza di un branco. Solo i gruppi, infatti, rispondono alla stimolazione, perché convinti si possa trattare di un gruppo estraneo. Maschi e individui singoli, invece, non rispondono ai richiami.

«È la prima prova della riproduzione di questo canide – spiega il dirigente dell’ufficio faunistico, Loris Pasa – sia nel Bellunese che nel Veneto».

Il passaggio dello sciacallo dorato tra le Dolomiti non è una novità. La prima traccia è in una fotografia scattata a San Vito di Cadore, nel 1984, di quello che all’epoca si pensava fosse un grosso esemplare di volpe. Le analisi successive però dimostrarono che si era in presenza di uno sciacallo dorato, specie originaria dell’Asia, giunta fin sulle Dolomiti attraverso il Caucaso e i Balcani. Fu la prima prova della sua presenza in Italia.

Da allora non sono mancate le testimonianze del passaggio dell’animale, sia attraverso le immagini delle fototrappole, sia attraverso lo studio di reperti trovati sul campo. Ma finora si era sempre trattato di esemplari singoli, in dispersione.

Ora, invece, la prova definitiva della sua stanzialità. «Questo dimostra come la nostra provincia sia importante per la biodiversità – commenta il consigliere provinciale delegato a caccia e pesca, Franco De Bon – visto anche il ritorno, negli anni, dei grandi predatori come l’orso e il lupo».

E ora? «Monitoreremo sistematicamente la presenza di questi animali – spiega Oscar Da Rold, comandante della polizia provinciale – con tutti i sistemi a nostra disposizione, per capire come si spostano e le loro abitudini».

L’arrivo dello sciacallo dorato si aggiunge al ritorno, da una decina d’anni, del lupo, ormai presente in tutto il territorio. Si contano almeno 7 branchi, sparsi tra le Prealpi, il Cansiglio, l’Agordino e il monte Grappa. Da qualche giorno è partita la prima campagna nazionale di censimento del grande predatore. Sarà fondamentale per stimare nel modo più preciso possibile il loro numero e per permettere alla politica di fare le scelte più corrette per la gestione della specie.

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