Levata di scudi sui Fondi di confine: «Anche noi autonomi come Trento e Bolzano»

Levata di scudi sui Fondi di confine: «Anche noi autonomi come Trento e Bolzano»

Il giorno dopo la bomba, non ci sono macerie. Ma parte la contraerea. La “querelle Fcc” («Quei soldi servono a noi». Trento rivuole i Fondi di confine) non si ferma. Se Trento programma di riprendersi le risorse di confine, Belluno risponde. La linea di trincea, il tempi di rincari e guerra energetica, è presto fatta.

C’è il “soldato” Dario Bond – presidente del Comitato paritetico per la gestione dei Fondi Comuni confinanti (in foto) – che propone addirittura di ampliare la dotazione dei fondi. Il Bard segue a ruota. E la Provincia di Belluno rivendica l’autonomia, la stessa di Trento e Bolzano.

«Questi sono gli effetti della differenza tra chi l’autonomia ce l’ha e chi invece la reclama» taglia corto Roberto Padrin, presidente della Provincia. «Capisco perfettamente la posizione di Trento. Ma capisco altrettanto perfettamente la situazione del Bellunese, provincia incuneata tra territori a statuto speciale, con uno spopolamento galoppante e problemi che i miei colleghi sindaci toccano con mano quotidianamente. Se il nostro territorio avesse la stessa autonomia di Trento e Bolzano – che hanno dati demografici ed economici completamente diversi dai nostri e in crescita -, potremmo ragionare in maniera diversa non solo di gestione del territorio ma anche di risorse. Più che ridiscutere la natura del Fondo bisogna ragionare sulla qualità dei progetti che si possono programmare con quelle risorse. Con un punto fermo però, che se la montagna è tutta uguale, gli strumenti per gestirla devono essere gli stessi».

Per il Bard, il tentativo di riportare i Fondi di confine a Trento e Bolzano è «un attacco sbagliato». «I Fondi di confine sono uno strumento che serve a limare una minima parte delle differenze economiche che esistono tra la nostra terra e il Trentino-Alto Adige» sostiene il presidente del movimento, Andrea Bona. «Siamo lieti invece che, dopo anni in cui lo chiediamo, anche il presidente del Fondo Dario Bond abbia rilanciato proponendo un aumento della dotazione. I Fondi di confine sono nati grazie ai referendum per il passaggio di regione: se vogliono abolire il fondo, devono anche provvedere a sanare la loro origine, ossia devono procedere con il passaggio alle province di Trento e di Bolzano di tutti i Comuni dove sono stati votati e approvati i referendum».

C’è infine un altro passaggio politico sul quale si sofferma il movimento Bard: «Non possiamo dimenticare che lo smantellamento della democrazia provinciale ha avuto inizio con la legge Delrio, sostenuta anche da Trento e Bolzano che però hanno mantenuto la loro rappresentatività, l’elezione diretta di presidente e consiglio, e tutto il resto» dice Bona. «Vorrei citare un vero autonomista: Luis Durnwalder, in un incontro organizzato qualche anno fa a Falcade, disse che “non è possibile chiedere autonomia per sé e poi toglierla agli altri”. È difficile oggi accettare che chi ha contribuito a penalizzare il nostro territorio ora insista per togliergli definitivamente quel poco di ossigeno che resta».

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