Qualcuno lo aveva ipotizzato, in tempi non sospetti. La crisi energetica e la guerra dei prezzi pare aver velocizzato un processo che rischia di essere esplosivo per il Bellunese. Perché adesso non ci sono più ipotesi, bensì dichiarazioni chiare e inequivocabili: Trento rivuole i Fondi di confine e punta a interrompere per sempre il flusso di denari dal Trentino-Alto Adige verso le province contermini. Compresa Belluno.
È stato Mattia Gottardi a lanciare il sasso. E i cerchi concentrici stanno diventando un terremoto. Perché Gottardi non è uno qualsiasi, ma l’assessore agli enti locali della Provincia autonoma di Trento. Da interviste rilasciate a giornali locali, ha anticipato quella che è l’intenzione del Trentino: riprendersi i fondi e tenerseli. Quindi, stop con la pioggia di milioni sui Comuni bellunesi di confine.
«Cercheremo di ricontrattare con il Governo la questione del Fondo Comuni confinanti» ha detto Gottardi in un’intervista all’Adige. «Rispetto al 2009 molte cose sono cambiate e per noi non è più sostenibile». Insomma, Trento vuole revisionare gli accordi che portarono le due Province autonome a versare ogni anno 80 milioni di euro per i 48 Comuni di confine (dei territori di Belluno, Verona, Brescia, Sondrio e Vicenza).
«Ora che si apre l’autonomia differenziata per Veneto e Lombardia, che quindi avranno maggiori risorse, penso sia giunto il momento di ridiscutere questo impegno per i Comuni di confine» ha sottolineato Gottardi. «Lo faremo all’interno del confronto complessivo che verrà aperto con il nuovo Governo sui rapporti finanziari tra la Provincia e lo Stato».
Della serie “ci ripigliamo tutto quello che è nostro”. Altro che autonomia differenziata: potersi gestire in piena libertà le risorse significa anche riprendersi le mance. Del resto, è anche vero che non tutti i territori contermini di Trento e Bolzano hanno saputo spendere bene quanto ricevuto in questi anni.
