Siamo in Quaresima: il periodo di “penitenza” e di attesa della Pasqua.

E, in questo senso, il venerdì è per tradizione il giorno del “mangiar di magro”.

Dalla laguna Veneta fino al Bellunese: parliamo oggi del pesce povero.

Perché povero? Perché un tempo era alla portata di tutti: l’aringa.

Le famiglie del Veneto, dal mare alla montagna, nel mercoledì delle ceneri entravano ufficialmente nel periodo quaresimale e facevano la cena a base di polenta, sulla cui superficie veniva strofinata un’aringa, per dare sapore all’unica cosa che potevano permettersi: la polenta.

L’aringa costava poco e non necessitava di una refrigerazione particolare.

Veniva spesso appesa con uno spago alle travi del soffitto dell’abitazione. 

Il periodo della quaresima veniva chiamato “i giorni della renga”, anche nel bellunese.

L’aringa veniva conservata in salamoia e più veniva lasciata a macerare, più il suo gusto diventava “deciso”. 

Un piatto per così dire democratico: arrivava alle tavole di tutti ricchi e poveri.

Volete riassaporare il sapore della tradizione?

Ecco una ricetta facile e veloce!

Polenta e aringhe

Togliere i residui di sale dalle aringhe e con il coltello squamarle e lavarle sotto l’acqua corrente.

Spennellate con olio extravergine e fatele cuocere alla griglia o in una pentola antiaderente.

Quando la pelle del pesce inizierà a fare bolle: giratele.

Una volta cotte, apritele a metà e togliete le lische.

Mettete il pesce cotto e pulito su un piatto fondo o in una terrina, copritelo con olio e fatelo riposare per un paio d’ore in frigorifero.

Preparate nel frattempo la polenta.

Potete servire il pesce con un po’ di prezzemolo tritato.

Il pesce si conserva in frigo per diversi giorni, anzi più riposa più acquisisce sapore.

Non rimane che provare!

Buon appetito, alla prossima!

Immagine tratta dall’Archivio fotografico Bollettino Ufficiale Regione del Veneto